Aumentano le donazioni Ma c’è bisogno di plasma

Celebrata ieri la Giornata mondiale del donatore di sangue proclamata dall’Oms. Non in tutti i paesi il dono è gratuito ed anonimo come garantito in Italia

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Anche la Liguria ha celebrato ieri la Giornata mondiale del donatore di sangue proclamata dall’Organizzazione mondiale della sanità. L’obiettivo è quello di sensibilizzare tutti i cittadini, ma anche governi, pubbliche amministrazioni e servizi sanitari, affinché ci sia un numero sempre maggiore di donatori per dare le risposte necessarie e venga garantito il supporto trasfusionale a tutti i pazienti di medici e chirurgici che ne hanno la necessità.

Nei primi quattro mesi del 2022 sono state prodotte 23657 unità di globuli rossi pari al 2% in più rispetto al 2021 e sono state trasfuse 22180 unità (+3% rispetto al 2021). Nel periodo gennaio-maggio 2021 si è avuta una contrazione della donazione di plasma da aferesi del 10% rispetto al 2021. Tale dato desta preoccupazione poiché il plasma è indispensabile per la produzione di medicinali plasmaderivati quali le immunoglobuline, il cui utilizzo clinico è in aumento. La Liguria è al terzo posto in Italia per utilizzo di immunoglobuline per uso endovenoso con 127 gr1000 pop. A livello nazionale si riesce infatti a garantire solo fino al 70% del fabbisogno per tutti i plasmaderivati necessari ai pazienti. Il restante 30% deriva prevalentemente dall’acquisto dagli Usa, che da soli soddisfano oltre il 60% del fabbisogno mondiale di plasma.

Alisa e Regione Liguria ricordano che si può donare in tutti i servizi trasfusionali regionali e nelle sedi delle associazioni e federazioni dei donatori di sangue volontari. Sul sito del Centro Regionale Sangue, accessibile dal portale di Alisa, sono disponibili i contatti di tutte le strutture. Va ricordato che non in tutti i paesi il dono del sangue è gratuito ed anonimo come in Italia. La gratuità del dono ha come obiettivo di tutelare in egual misura la popolazione assicurando in ambito trasfusionale adeguati e uniformi livelli di assistenza a tutti i cittadini ed al contempo non creare le condizioni di sfruttamento delle fasce più deboli. Il modello italiano, basato sulla solidarietà e sul senso di responsabilità dei cittadini, ha permesso, anche in questi due anni di Covid, di continuare a garantire il fabbisogno trasfusionale dei malati.