MATTEO MARCELLO
Cronaca

Assegni trafugati e incassati: banca condannata. "Titoli chiaramente contraffatti"

Il tribunale di Napoli ha condannato una banca a rifondere le somme a una società spezzina. I titoli di credito erano stati rubati e poi falsificati con un nominativo diverso dai veri beneficiari

Assegni (foto di repertorio)

Assegni (foto di repertorio)

La Spezia, 11 marzo 2024 – Liquida assegni rubati e contraffatti, banca condannata a risarcire un’azienda. Accade sull’asse La Spezia-Napoli, dove il tribunale della città partenopea ha obbligato una banca a rifondere a un’azienda immobiliare di Migliarina non solo le somme messe nero su bianco negli assegni trafugati, ma anche le spese legali. I fatti risalgono all’autunno del 2015, quando la società immobiliare aveva liquidato due creditori nell’ambito di un concordato preventivo.

Entrambi gli assegni, inviati attraverso raccomandata postale, furono però rubati: fu la stessa Poste Italiane a informare la società spezzina che i due titoli di credito erano stati trafugati da una banda in un ufficio postale. Neanche il tempo di presentare denuncia, che la società venne a conoscenza dalla propria banca che i due assegni erano stati incassati in una filiale di Casoria, in provincia di Napoli, ancor prima della ricezione della comunicazione di furto da parte di Poste Italiane. I due titoli, una volta rubati, erano stati velocemente contraffatti mediante l’apposizione di un altro nominativo (frutto di un furto di identità; ndr) in sostituzione dei veri creditori. Da qui la causa intentata contro l’istituto di credito, che a sua volta non aveva esitato a costirtuirsi in giudizio affermando di aver agito con la diligenza richiesta nell’identificazione del soggetto che ha incassato il titolo, sottolineando che non vi sarebbero state contraffazioni evidenti dei titoli al momento dell’incasso e chiedendo per tali ragioni il rigetto della richiesta di risarcimento. Il tribunale, al termine dell’istruttoria, ha sposato la tesi dell’avvocato Enrico Scirocco.

"La responsabilità della banca negoziatrice per avere consentito l’incasso di un assegno bancario a persona diversa dal beneficiario ha natura contrattuale – si legge nella sentenza –. Dall’esame degli assegni emerge la palese abrasione e alterazione dello spazio destinato all’indicazione del beneficiario dell’ordine di pagamento, laddove non solo sono presenti degli asterischi inusuali ma, soprattutto, vi è stato il tentativo, invero mal riuscito, di cancellare l’originario beneficiario per apporvi quello nuovo". Da qui la condanna della banca al risarcimento complessivo di oltre 15mila euro tra somme che figuravano sugli assegni e spese legali.