REDAZIONE LA SPEZIA

Alzata di scudi a Genova per difendere il pesto ligure

Il pesto come la cannabis. L’accostamento decisamente audace è stato azzardato da Mattia Santori, conosciuto come l’ex leader del movimendo delle Sardine e adesso consigliere comunale in municipio a Bologna. Il rappresentante del Partito democratico con la sua uscita ha scatenato la polemica che naturalmente è rimbalzata in Liguria, ’patria’ del pesto. Santori si è presentato in municipio con due vasetti, di pesto alla genovese e di infiorescenze alla canapa, per dimostrare che entrambi i prodotti rappresenterebbero potenziali rischi per la salute. Una provocazione? Intanto l’uscita non ha mancato di sollevare le reazioni del versante ligure, a partire da Alessandro Piana assessore regionale ligure all’agricoltura. "E’ stata un’affermazione inaccettabile – ha precisato l’assessore – il pesto, prodotto simbolo della Liguria, è una vera e propria eccellenza agroalimentare. Per non parlare delle tante aziende che ci lavorano e di quanto impatta su tutta la filiera, sino alle nostre tavole. Svilire le nostre eccellenze per finire sui giornali non fa notizia, ma produce solo un effetto boomerang". Anche Stefano Balleari capogruppo di Fratelli d’Italia nel consiglio regionale ligure è entrato sul tema. "Paragonare gli effetti del pesto a quelli della cannabis è quanto di più contorto e autolesionista un rappresentante delle istituzioni italiane possa fare". Per il consigliere spezzino del partito Sauro Mannucci "il pesto, contrariamente alla cannabis, rappresenta motivo di orgoglio per l’Italia nel mondo, un prodotto che cresce nel nostro territorio figlio della tradizione e del duro lavoro di tanti piccoli imprenditori. Santori ha utilizzato un termine di paragone errato, che non giova all’immagine del pesto e ferisce nell’animo i produttori. Se proprio vuole parlare di droghe, lo faccia senza assurdi parallelismi di cui faremmo volentieri a meno".