
La motovedetta della Guardia costiera
Monte Argentario (Grosseto), 14 giugno 2025 – Si era sentito male durante un’immersione nello specchio di mare di fronte a Monte Argentario, mentre si trovava a circa 18 metri di profondità. Ad ucciderlo un malore, nonostante la macchina dei soccorsi si fosse messa in moto subito per tentare di salvargli la vita. Per la morte di Alessandro Artusi, pratese di 51 anni, la Procura di Grosseto ha iscritto due persone nel registro degli indagati: la titolare del diving che aveva organizzato l’immersione e un aiuto istruttore. Era il 10 maggio scorso quando, nella ’parete’ dell’Argentarola, è accaduto il dramma. Il gruppo dei sub pratesi era arrivato a Porto Santo Stefano per fare un’immersione entro i 20 metri, come stabilisce il brevetto ’open water’ del quale erano dotati tutti i partecipanti.
Durante l’immersione, Artusi, che era in coppia con il figlio, ha accusato un malore. È stato subito soccorso dagli altri subacquei e portato in superficie. Poco dopo è arrivata la motovedetta della Guardia costiera che lo ha accompagnato a Porto Santo Stefano dove è stato caricato su un’ambulanza del 118. Ma arrivato in ospedale l’uomo è morto. Il sostituto procuratore Giampaolo Melchionna aveva disposto l’autopsia, che era stata eseguita dal dottor Flavio Pertosa.
Ora, dopo l’autopsia, i cui risultati saranno disponibili tra 90 giorni, ha disposto un accertamento tecnico anche sull’attrezzatura che indossava l’uomo. Perizia che è stata affidata al dottor Gianfranco Simonini, criminalista, operatore tecnico subacqueo delle Forze di polizia, specialista in subacquea forense ed accertamenti tecnici sulla scena del crimine. Sarà lui ad analizzare tutta l’attrezzatura e per capire se la morte sia stata causata da qualche malfunzionamento. Anche in questo caso i risultati saranno disponibili entro 90 giorni.