MATTEO ALFIERI
Cronaca

Ribolla, l’abbraccio di una comunità: "Uomini sacrificati per il profitto"

Tanta gente per la commemorazione dei 70 anni della morte dei 43 minatori. Limatola: "Ma siamo rinati"

La commemorazione a Ribolla

La commemorazione a Ribolla

Ribolla (Grosseto), 5 maggio 2024 – Sembra ancora di essere lì. In quella maledetta mattina del 4 maggio del 1954 quando le sirene e le ambulanze chiusero un’era e ne aprirono decisamente un’altra. I 43 morti del pozzo Camorra sono stati uno spartiacque per il mondo del lavoro non solo in Italia. Ieri, a 70 anni da quella immane tragedia, Ribolla e la sua gente (compresi molti parenti degli sfortunati minatori) si è stretta in un abbraccio commovente, tra bandiere del sindacato, fiori, bambini che cantano e l’Internazionale suonata dalla banda a fare da "contorno".

Perchè la memoria è importante, fondamentale collante di una comunità che non potrà mai dimenticare. Perchè a Ribolla ci sarà sempre un prima e un dopo. Come ha rimarcato Francesco Limatola, presidente della Provincia ma soprattutto membro di quella comunità non solo come sindaco di Roccastrada. "Quella – ha iniziato - non fu una tragica fatalità come dissero i giudici. Quei minatori vennero ucci dal profitto. Oggi la situazione è la stessa: perchè ancora si muore di lavoro". Limatola ha voluto però anche voltare pagina: "Voglio pensare anche ai lavoratori della Maremma, quelli della Venator, i sottopagati nei campi, chi non riesce a lavorare. E anche al riscatto che la nostra Ribolla ha avuto dopo aver assorbito la morte. Il nero della lignite si è trasformato nel verde del nostro territorio che ha saputo rilanciarsi grazie alla cultura, alla nostra gente, alle nuove tecnologie e all’agricoltura. Abbiamo radici profonde e solide che non ci fanno dimenticare ed ecco perchè siamo proiettati in un futuro più che roseo".

Ma la Ribolla di ieri si è anche trasformata in un "laboratorio" di idee. Ma soprattutto del fare per quel mondo che non sembra aver capito che non si può morire di lavoro. "La nostra scelta di raccogliere le firme per il referendum è per il fatto che negli ultimi 20 anni in questo paese sono state fatte leggi balorde che hanno peggiorato i diritti e aperto la strada a una precarietà e ad un subappalto che non hanno precedenti - ha chiosato Maurizio Landini, segretario nazionale della Cgil – Infatti nei referendum affrontiamo la questione degli appalti, dicendo che la responsabilità sulla salute e la sicurezza deve rimanere in capo all’azienda che decide di appaltare, e non come adesso che quando ci sono i morti non si capisce mai di chi è la responsabilità perché la si scarica lungo la filiera degli appalti, giocati per ridurre i diritti". "Dall’altra parte diciamo basta precarietà - ha aggiunto -, perché l’Inail dice che la maggioranza degli infortuni sul lavoro, che sono oltre 590mila ogni anno, e delle morti sul lavoro avviene lungo la filiera degli appalti e riguardano lavoratori precari. Quindi bisogna cancellare la precarietà e riaffermare che i lavoratori devono avere tutti gli stessi diritti e tutele. Noi in Parlamento non ci siamo, e il Parlamento e il governo non stanno migliorando queste leggi", da qui i referendum e "crediamo che per i cittadini - chiude - sia importante una qualità legislativa con al centro la persona e non il profitto".

Di un grande spirito di c omunità hanno parlato anche Marco Simiani e Fabrizio Rossi, deputati della Repubblica e presenti alla commemorazione: "Il mondo del lavoro - hanno detto – deve essere più tutelato. Andare avanti per migliorare ma ricordare sempre chi si è sacrificato per il nostro paese". "Abbiamo compiuto significativi progressi verso la sicurezza sul lavoro, ma il cammino è ancora lungo, come dimostrano le recenti morti – ha detto Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale – Nessuno dovrebbe perdere la vita lavorando. Era inaccettabile settanta anni fa, ed è inaccettabile oggi. Rinnoviamo il nostro impegno verso la sicurezza dei lavoratori e il rispetto dei diritti umani".