MATTEO ALFIERI
Cronaca

Miasmi, s’indaga ancora: "Scarichi da verificare"

La Procura sta lavorando sull’inquinamento del Molla 2 a Lago Bernardo. Barocci (Forum): "Sindaco, Arpat e Regione dicevano che andava tutto bene".

Il sequestro disposto dal gip del tribunale ed eseguito martedì (Foto Aprili)

Il sequestro disposto dal gip del tribunale ed eseguito martedì (Foto Aprili)

GROSSETOMaleodoranze. Che hanno ammorbato l’aria di Grosseto rendendola irrespirabile. E spingendo decine di persone a presentare esposti in Procura. Che hanno portato, dopo un’inchiesta condotta per mesi dal nucleo dei carabinieri forestali, coordinati dal sostituto Giampaolo Melchionna, la gip Cecilia Balsamo a firmare il sequestro preventivo dei due impianti a biogas gestiti dalla Capwatt Grosseto e dalla Capwatt Etruria, le due imprese che hanno acquisito dalla Fer Energia e Futura Energia, gli stabilimenti di Lago Bernardo: adesso l’obiettivo è capire se i reflui hanno inquinato anche i canali di scolo. Tre gli avvisi di garanzia e due le persone che sono finite nel registro degli indagati: il presidente del Cda e il responsabile operativo con le accuse di scarico di acque reflue, maleodoranze e spandimento del digestato. "Questa inchiesta è merito dei cittadini e della magistratura che questa volta ha fatto funzionare gli organi di controllo - inizia Roberto Barocci, leader degli ambientalisti maremmani, e che da sempre si è battuto a fianco del comitato ’Grosseto Aria Pulita’ – I due impianti delle società Fer e Futura, che poi hanno venduto alla multinazionale portoghese, hanno ottenuto agevolazioni in quanto ciascuno di potenza inferiore a 1 Megawatt. Erano confinanti e divisi da una rete. Ottenuta l’ autorizzazione - aggiunge Barocci - la rete è stata tolta e i vigili hanno scritto che chi lavorava in quegli impianti non sapevano a chi appartenevano le varie vasche. Regione, Comune ed Arpat, dopo le ispezioni concordate dal Tavolo Tecnico promosso dal sindaco Vivarelli Colonna, hanno affermato che le gestioni erano tutte regolari, ma non sembra essere così". Barocci chiude: "Anche l’Arpat di Grosseto che certificò che l’inquinamento da noi documentato dal fosso Molla in maniera analitica che nasce nei loro terreni, non era perseguibile perché era un fosso artificiale. Oggi sia Arpat che la Giunta regionale sono stati smentiti dai fatti oggetto dell’inchiesta. Fatti che significano che le affermazioni di sindaco, Regione sono oggi smentite da un’inchiesta della Procura. Che, come detto, ha fatto il suo dovere, spinta da un grande moto dei cittadini, esasperati da una serie di maleodoranze difficili da gestire".