REDAZIONE GROSSETO

Corsi abilitanti all’insegnamento: "Costi alti, pochi posti e incertezze"

Vegni (Flc Cgil) critica alcune modalità. "Diversi docenti hanno denunciato casi paradossali"

Alessandra Vegni, segretaria Flc Cgil Grosseto, lancia l’allarme sulle modalità con le quali vengono organizzati i corsi abilitanti all’insegnamento

Alessandra Vegni, segretaria Flc Cgil Grosseto, lancia l’allarme sulle modalità con le quali vengono organizzati i corsi abilitanti all’insegnamento

"I corsi abilitanti per l’insegnamento, presentati come strumento fondamentale per accedere alle graduatorie e avviare una carriera stabile nella scuola, si stanno trasformando in una vera e proprio labirinto per centinaia di aspiranti docenti".

E’ il grido di allarme lanciato da Alessandra Vegni, segretaria Flc Cgil Grosseto, che punta l’indice "non solo sui costi altissimi, che arrivano oltre i 2.000 euro, ma anche sulle modalità di accesso, la scarsità di posti e la gestione opaca da parte delle università che stanno producendo ingiustizie che reputiamo oramai da tempo intollerabili".

"Il problema giustamente – dice Vegni – riguarda anche chi paga l’ingresso ai corsi abilitanti e poi resta escluso per mancanza di posti, senza riavere indietro un euro, come recentemente denunciato da una docente raccontando la sua storia. Non è un caso isolato e, purtroppo, ce ne sono di ancora più gravi".

Diversi docenti precari "hanno denunciato casi paradossali – dice ancora la segretaria –, come quello di candidati che, dopo aver completato con profitto l’intero corso, si sono visti comunicare l’esclusione perché l’esame di laurea non era stato riconosciuto pienamente o mancavano 6 crediti formativi, conseguiti in seguito ad esami in una materia specifica. Ancora più grave e mortificante si è rivelata la condizione di alcuni ammessi ai corsi di abilitazione, persone che quindi hanno speso per l’ingresso e per la retta cifre che superano anche duemila euro. Persone che studiano mesi, frequentando i corsi a volte anche distanti da casa per conseguire l’abilitazione. Bene, è capitato che proprio loro si vedessero poi annullare tutto all’ultimo momento perché l’Università verifica solo in sede di esame finale la completezza del titolo di accesso. È successo infatti che per pochi crediti mancanti (un solo esame o addirittura quello che equivale a una parte di esame) l’intero percorso sia stato invalidato: quindi soldi, tempo e fatica bruciati. Ci troviamo di fronte a un’ingiustizia doppia perché non solo non viene restituito quanto speso, ma si perdono anche opportunità lavorative e in alcuni casi la possibilità stessa di entrare in ruolo. Ad alcuni candidati per ottenere l’abilitazione, l’esame finale è stato fissato dopo la scadenza del termine massimo per essere inserito in graduatoria, una nuova beffa per chi si stava preparando ad utilizzare l’abilitazione per entrare in ruolo. Poco serve il giustificarsi di alcune università o scaricare il barile tra enti: non può essere il singolo lavoratore a pagare per le inadempienze e i ritardi organizzativi di atenei o ministero".