
Fino ad un abbassamento sensibile dei contagi niente partite di calcetto. Almeno quelle organizzate tra amici. L’appuntamento fisso settimanale che molte persone hanno (da sempre) è diventato, nell’ultimo Dpcm varato dal Governo, il primo "niet" che arriva dalla fine del lockdown. Troppo pericoloso, secondo i virologi, riunirsi in dieci e più persone, senza rispettare alcun protocollo, e fare due corse dietro ad un pallone. Appuntamenti fissi, tra gruppi di persone anche in là con l’età, che in Provincia di Grosseto erano diventati uno svago ma anche un modo per mettere da parte telefonini e divani per un paio d’ore e allenare fisico e mente. E le disdette iniziano a fioccare in tutti i centri sortivi della città e della provincia che ospitano campi da calcio a 5. E’ il caso del Tce in via Bulgaria, uno dei centri nevralgici del calcetto amatoriale del capoluogo. "Abbiamo perdite e disdette – inizia il titolare Marcello Quattrini – che sono iniziate già con l’inizio della settimana. Avevamo diverse squadre di amici che prenotavano i campi, da molti anni. E ci hanno detto che non potranno venire chissà per quanto tempo. Le perdite, per il momento, si aggirano a 200 euro a settimana. Senza dimenticare tutto il contorno - aggiunge Quattrini – che poi chiude: "Comunque queste decisioni ci metteranno in ginocchio. Che differenza c’è tra un gruppo di amici e un gruppo di amici che partecipa ad un torneo?. Questa cosa non l’ho capita". Gabriele Romboli, responsabile dei tornei di calcio della Uisp, per il momento ha salvato la stagione. "Purtroppo serve una nuova organizzazione per continuare a giocare anche dal punto di vista amatoriale – dice – In tanti ci hanno chiesto come fare per proseguire nella loro partitella settimanale e siamo disposti a tesserarli. Devono però partecipare ad un campionato, ma ciò comporta un’iscrizione di una società che si affili ad un ente di promozione sportiva. Molti non hanno voglia". Poi aggiunge: "Per il momento i campionati proseguono ma abbiamo avuto tante disdette delle partitelle di contorno. E questo ci dispiace". Situazione anche peggiore nella zona sud. Fabio Capodimonte, responsabile Uisp di Argentario, Capalbio e Manciano lo dice chiaramente. "Ci sono purtroppo centri sportivi che non rispettano le norme anti-Covid e lì non si può giocare – dice – Purtroppo capisco che per i centri sportivi questa è una mazzata non indifferente, per tutto il contorno che ne consegue. Altrimenti la situazione rischia di precipitare. E dire che c’era stata un’impennata degli affitti dopo il lockdown perchè molti ragazzi avevano ripreso a giocare dopo i mesi passati in casa".