Pani, eroe buono di Cardiff: "Che emozione fortissima. La mia meta è nella storia"

Il ragazzo di Firenze racconta come è nata la passione per la palla ovale "Tutta colpa del babbo e di quella festa organizzata a Sesto Fiorentino...".

Pani, eroe buono di Cardiff: "Che emozione fortissima. La mia meta è nella storia"

Pani, eroe buono di Cardiff: "Che emozione fortissima. La mia meta è nella storia"

FIRENZE

Fiorentino, 22 anni che compirà il prossimo 4 luglio, Lorenzo Pani fa parte della next generation del rugby, quella che sta regalando agli appassionati e a tutto lo sport italiano la gioia e l’orgoglio di aver portato finalmente la nostra palla ovale a livello delle nazioni tradizionalmente più forti. L’exploit era già nell’aria, preannunciato dalla vittoria con la Scozia e il pareggio con la Francia, la conferma è invece più recente, arrivata nell’infuocato catino di Cardiff dove l’Italia ha battuto 24-21 il Galles disputando il miglior Sei Nazioni di sempre. Una partita, quella, che Lorenzo ricorderà a lungo, non solo per essere stato uno degli artefici del trionfo ma anche per aver realizzato una meta fantastica, che è stata scelta come la più bella del Guinness Sei Nazioni 2024.

Pani, quando è nata e come la sua passione per il rugby?

"Avevo 7 anni, avevo provato altri sport, come capita a quasi tutti i ragazzi, ma non ne avevo trovato nessuno che mi avesse attratto e li avevo lasciati dopo uno o due mesi. Poi un amico del babbo che aveva figli che giocavano a rugby mi portò un giorno a una festa organizzata dalla società di Sesto Fiorentino, dove abitavo e abita ancora la mia famiglia, per invogliare i più piccoli. Quello sport mi è piaciuto così tanto che non ho più smesso".

Che cosa aveva trovato di diverso e di attraente rispetto agli altri che non le erano piaciuti?

"Prima di tutto l’ambiente: familiare, stimolante, che mi faceva sentire come se fossi a casa; poi l’istruttore, Fabio Mencherini, che ricordo ancora con piacere e col quale sono sempre in contatto, bravo a insegnarci i fondamentali facendoci divertire".

Quindi la sua carriera ha preso il via al Sesto Rugby. E poi?

"Dopo qualche tempo sono passato ai Cavalieri Union di Prato dove, a 17 anni ho debuttato in serie A. Da lì all’Accademia federale "Ivan Francescato" e nel 2021 alla Benetton Rugby di Treviso dove sono rimasto un anno pieno debuttando, fra l’altro, in Challenge Cup contro gli inglesi del Gloucester. Poi, nell’aprile 2022, sono passato alle Zebre Parma dove sono tuttora e mi trovo benissimo".

Nel frattempo, sono arrivate le convocazioni anche per le Nazionali.

"Dopo la trafila delle varie giovanili e qualche partita con l’under 18, prima d’ora le soddisfazioni maggiori le avevo avute con l’under 20 con la quale abbiamo fatto belle partite e buoni risultati".

Per arrivare al sogno di ogni atleta, la Nazionale maggiore e i Mondiali.

"Una chiamata, quella della scorsa estate, che, per essere sincero, speravo arrivasse ma non mi aspettavo. Dalla prima, fino al Galles, ne sono giunte altre sette, e spero di continuare così ancora a lungo".

Allora ci racconti di Cardiff, di quella vittoria storica e della meta magnifica che l’ha proiettata nel mondo del Guinness.

"Un’emozione così forte non ricordo di averla mai provata. Il giorno prima della partita ero andato, come si fa sempre, con la squadra e lo staff a visionare l’impianto e il campo di gioco. E, appena entrato, ho provato un tuffo al cuore. Infatti anni fa, la prima volta che mi recai all’estero a vedere una partita di rugby fu proprio in quello stadio. E già allora ne rimasi affascinato. Figurarsi ora, che ci entravo da giocatore. Del giorno della partita, poi, non ho parole, vincere davanti a 80 mila persone, là dove il rugby è di casa e lo vivono tutti i giorni, credo che non abbia eguali".

Ci dica però anche della meta, com’è nata e perché è stata così bella.

"Faceva parte dello schema che ci ha insegnato il commissario tecnico Gonzalo Quesada e che in settimana avevamo provato e riprovato in allenamento. Credo che la parte più difficile sia stata quella di fare arrivare a me la palla e quando l’ho ricevuta su assist di Ioane ho cominciato a correre senza capire più niente, l’unica cosa che ricordo è il giocatore del Galles che arrivava a tutta velocità a lato per cercare di fermarmi ma non c’è riuscito".

A che cosa deve questa sua crescita ai livelli più alti?

"All’impegno che metto ogni volta che scendo in campo e in gran parte anche ai compagni delle Zebre che mi stanno dando molta sicurezza. Per quanto riguarda la Nazionale, poi, l’aver dovuto sostituire l’infortunato Ange Capuozzo mi ha permesso di giocare da estremo, che rispetto all’ala è il ruolo che mi fa esprimere al meglio".

Qual è, se ce l’ha il suo idolo nel rugby?

"Ne ho due: il primo, Sergio Parisse, l’altro, l’australiano Israel Folau".

Se un giorno decidesse di lasciare l’Italia per andare a giocare all’estero, dove andrebbe?

"In Francia, senza alcun dubbio".

Ora una curiosità, lei ha due "nomi d’arte" con cui la chiamano i suoi fan: Lollo e Bomba. Come sono nati e quale le piace di più?

"Lollo da sempre perché è il diminutivo di Lorenzo; Bomba, invece, me l’hanno dato quando ero in Accademia perché ho una pedata abbastanza lunga e un carattere esplosivo che mi porta a dare sempre il massimo. Mi piacciono tutti e due ma Bomba è quello che sento più mio".

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