
Raffaele Palladino si è dimesso da allenatore della Fiorentina
Una decisione che sorprende a metà, perché se da un lato la qualificazione alla Conference League sembrava garantire continuità, dall’altro sembrava essersi creata una spaccatura forte tra la tifoseria e l’ormai ex mister viola, con tanto di striscioni e contestazioni all’ultima al Franchi. Accusato di non trasmettere un bel gioco e di aver fallito contro le piccole, aveva ottenuto il prolungamento pochi giorni fa, prima della semifinale persa con il Betis. «La paura è che se ne sia andato perché non ha visto garanzie per trattenere i giocatori più forti. Tipo Kean, Dodo, De Gea», dice Mattia Baveresi. «Se così fosse, per la Viola sarebbe un bel problema. La speranza è che arrivi uno alla Sarri o alla De Zerbi. Anche se, visti i rapporti con Pradè, è più probabile De Rossi». Chi sospetta che qualcosa si sia rotto dietro le quinte è Stefano Berni: «Scelta strana. Di certo non è una bella figura per la dirigenza, che fino a ieri dichiarava di contare convintamente su di lui».
C’è anche chi approva l’addio, come Brian Marinai: «Scelta giusta. Dopo una stagione fatta di alti e bassi, la frattura con la piazza era ormai insanabile. Iniziare un nuovo anno con quel clima attorno all’ex mister non avrebbe portato a nulla di buono». Ma per la piazza il cambio, ora, deve essere all’altezza: «La tifoseria si aspetta un grande nome», incalza Giovanni Mencacci. «Sarri sarebbe un vero condottiero. Cresciuto da queste parti. Ora si vedranno le vere ambizioni della società. Zero scuse».
Lorenzo Golini è più cauto: «Scelta incomprensibile. La Conference era stata raggiunta e la stagione non era da buttare. Forse nello staff c’erano già delle perplessità. Vedremo cosa verrà fuori». «Incomprensibile il rinnovo prima della semifinale, se poi se ne va», aggiunge Alessio Davitti. «Commisso, solo pochi giorni fa, aveva detto che per lui era come un figlio. Parole che oggi suonano parecchio strane». C’è anche chi, come Simone Benucci, avrebbe voluto dargli ancora tempo: «C’era margine di crescita. Nessun rimpianto, però. L’importante è che chi arriva ora sappia trasmettere più cuore delle gestioni precedenti».
Filippo Cigni ipotizza una manovra calcolata: «Forse il rinnovo è servito solo a dare serenità prima della semifinale. Ma poi il risultato ha fatto esplodere fratture interne troppo profonde». Per Luca Genova la questione va oltre Palladino: «Il problema è la società. Nello sport conta più la mentalità che le statistiche, e i piani alti non danno la sensazione di voler costruire un ambiente vincente». Federico Brachler è lapidario: «Io non lo avrei riconfermato. Credo che avesse già in mente di andarsene da tempo. Ora serve un allenatore top. È il momento dei fatti». Anche chi non tifa viola ha qualcosa da dire. Alessio Mattia, cuore interista: «Sembra manchi un progetto. La società ha fatto promesse non mantenute. Così pare che la permanenza dei giocatori forti come Kean sia in dubbio».
Mareno Gasperini rincara: «Era stato confermato fino al 2027. Dopo la conferenza di ieri qualcosa è successo, sicuramente ci sono state tensioni con Pradè e Ferrari. Speriamo arrivi uno come Sarri. Se puntano su un emergente, siamo davvero alla frutta». Qualcuno difende l’annata, come Andrea Montigiani: «È stata una buona stagione, ma la piazza ha preteso troppo. Più che tecnica, è una questione ambientale». Più realista invece Lorenzo Mangani. «Dispiace per il mister: l’annata non è stata negativa, ma gli obiettivi mancati hanno pesato». Luigi Bracco teme che la rottura «abbia ripercussioni sullo spogliatoio. Magari qualcuno di quelli forti sarebbe potuto rimanere ora invece si rimette tutto in discussione. Almeno che non venga qualcuno che convinca tutti. Tutti vorrebbero Sarri, ma è improbabile».