Il segreto della Fiorentina: nessun uomo in fuga e tutti gregari

La vittoria contro il Lecce ha confermato la crescita totale del gruppo. I giocatori cercano meno visibilità personale e fanno scelte funzionali per il bene della squadra. Che è sempre più compatta. E la striscia positiva è da record

Fiorentina Lecce (Foto Germogli)

Fiorentina Lecce (Foto Germogli)

Firenze, 20 marzo 2023 – Se il protagonismo individuale dei giocatori diminuisce e la forza generale aumenta, un allenatore può stappare una bottiglia buona, o anche un paio, perché la squadra è sulla strada giusta.

Quella della Fiorentina sembra in discesa e non solo perché i risultati (8 vittorie nelle ultime 9 partite) raccontano l’evoluzione concreta della specie viola: proprio perché gli obiettivi personali sono passati in secondo piano, la Fiorentina è diventata una squadra consapevole e capace di governare le diverse fasi di una partita. Il campionario delle situazioni pericolose è sempre sotto controllo, mentre nella sua fase più spettacolare (e vagamente dissennata) la Fiorentina conosceva solo una lingua: possesso palla, difesa alta e pressing. Ora la conoscenza è molto più ampia, esattamente come la fiducia.

I simboli di questa crescita sono tanti, a cominciare da Dodo che è finalmente centrato nelle due fasi e Mandragora, che a centrocampo ha aggiunto quella solidità che mancava; sempre nel solco dell’umiltà generale possiamo aggiungere anche Gonzalez, che poco prima di essere sostituito (all’84’) ha rincorso un avversario fino all’area di rigore viola.

Anche senza un centravanti-che-risolve-i-problemi (Cabral è entrato al 70’ e non ha timbrato il cartellino, Kouame nel minuti precedenti l’aveva strusciata poco e Jovic era out) la squadra di Italiano ha gestito la partita contro il Lecce, e non era facile, rischiando davvero poco.

Forse Amrabat è il giocatore che più di ogni altro fa capire com’è cambiata la Fiorentina: tornato dal suo mondiale chic, Sofyan aveva preteso di dimostrarlo esercitandosi anche nella gestione del pallone per il quale non è esattamente tagliato, almeno per lo sviluppo in verticale: poco regista e più stanatore di palloni, Amrabat è tornato a fare «con eleganza e soddisfazione» un mestiere più proletario. Che poi è anche il suo vero mestiere, perché pochi altri come lui hanno il dono di trovarsi pronti sulle seconde palle o nel raddoppi, quando serve un giocatore che rompa il flusso dei pensieri. E il piacere del sacrificio è condiviso con i compagni

La Fiorentina è riuscita anche a governare i propri sprechi, gestendo le azioni di attacco con maggiore lucidità e un giro palla finalmente orientato verso la ricerca della verticalità. Chi l’avrebbe mai detto, a metà febbraio: la Fiorentina sta (ri)diventando una squadra vera e più completa rispetto a quella che aveva fatto così bene nella passata stagione.

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