
Emiliano Fossi (Pd) e Irene Galletti (M5s)
Firenze, 26 luglio 2025 – “Perché c’era qualcosa, tra quei due, qualcosa che in verità doveva essere un segreto, o qualcosa di simile“. Magari Emiliano Fossi, Marco Furfaro e Igor Taruffi avranno letto alla velocità della luce “Castelli di rabbia“ di Alessandro Baricco, trapelata la notizia del vertice Pd-5Stelle in via Forlanini. Perché i piani della segreteria regionale dem sono saltati in aria quando nel tardo pomeriggio il M5s ha reso pubblico l’incontro. Il deputato toscano Andrea Quartini e la coordinatrice in Regione Irene Galletti hanno ribadito ai tre schleiniani “con determinazione e chiarezza” la propria linea programmatica maturata dopo 10 anni di opposizione “costruttiva” al Pd e alle giunte Rossi II e Giani I. Ponendo due condicio sine qua non in chiave campo largo: salario minimo e reddito di cittadinanza regionale. Due capisaldi programmatici ritenuti dai contiani “imprescindibili per il futuro della Toscana”. Anche per ricordare “a chi prova a intestarsele, come Sinistra Italiana, che queste sono battaglie nostre da sempre”, mormora la base dei 5S.
Quindi al tavolo di Novoligrad solo temi, giusto un paio, non di più. Niente nomi, niente convergenza su quello di Eugenio Giani. Beppe Conte non fa che meditare il da farsi, contrariato rispetto ai terremoti giudiziari che hanno travolto il Pd a Prato, Milano e nelle Marche (dove lo stesso Conte ha fatto un’apertura sul caso Ricci) che mal si attagliano alle virtù dell’etica politica dei pentastellati. Da via Forlanini fanno sapere che il Pd Toscana è “soddisfatto dell’incontro positivo” avuto col M5s, propedeutico alla ricerca dell’accordo in vista delle regionali di ottobre.
Tradotto dal politichese: la distanza tra i due partiti è e resta marcata, il campo largo s’ha da fare per il M5s dietro garanzie programmatiche nel solco del rinnovamento, ma fintanto che la fumata bianca non arriva il Pd toscano altro non può fare che far slittare la direzione in cui all’ordine del giorno comparirà il via libera al Giani bis.
Il diktat del Nazareno, a pilotare dall’alto la segreteria regionale di Fossi, è questo: prima l’accordo (costi quel che costi) Pd-Cinquestelle, dopo la direzione verità, poi la sottoposizione del candidato governatore scelto alla coalizione. Altrimenti non si spiega la salita a Firenze del responsabile dell’organizzazione nazionale Pd Igor Taruffi.
E per questo motivo è partito il balletto delle date di una direzione prima fissata per il 29 sera, poi slittata “di un paio di giorni”, fino a individuare il giorno X: il 4 agosto. Sinistra Italiana non starà con le mani in mano, il 30 è pronta comunque a tenere la sua direzione, più ’blanda’ ora sul semaforo verde a Giani essendo temporalmente prima quella dei dem.
Ma la dura verità è che, comunque, l’assise del Pd ha già alla vigilia tutti i crismi per tramutarsi nella “notte dei lunghi coltelli“ tra schleiniani e riformisti per la quantità di carne al fuoco (arretrata) da cucinare, oltre al tormentone del candidato governatore: deroghe e struttura della lista. Per gli assessori e consiglieri regionali a tetto ma che bramano una legislatura-ter, sembrerebbe verranno concesse poche e specifiche deroghe. Eccezioni “ad hoc” per singoli casi. La faida tutta pisana, in una città con il partito commissariato, tra la schleiniana Alessandra Nardini e il bonacciniano Antonio Mazzeo - avvistato a Roma nei giorni scorsi per trattare coi quadri nazionali - sarà risolta con questa formula: “Deroga a entrambi o a nessuno”.
Quanto alla lista, si fa “forte” il ragionamento sulle candidature bloccate. Basta fare due conti: difficile replicare 22 consiglieri con una coalizione più ampia. Dei 18 stimati, meglio allora bloccare esclusi eccellenti come Iacopo Melio, stretto a Firenze tra Cristina Giachi e Andrea Vannucci. Blindata già Monia Monni in giunta, con o senza accordo per la ricandidatura.