OLGA MUGNAINI
Cultura e spettacoli

Tutte le donne dell'Impero, agli Uffizi la storia del potere femminile nell'antica Roma

Una mostra dal titolo "Imperatricim matrone, liberte" racconta in trenta opere i ruoli pubblici e la vita quotidiana, virtù e peccati, dalla chiacchierata sposa di Domiziato alla celeberrima madre di Nerone

Il busto di Domizia Longina, moglie di Domiziano

Firenze, 2 novembre 2020 -  Avvelenatrice e  ingannatrice, perfida e senza cuore, tanto da augurarle che la pece bollente le bruciasse il petto. A far incidere un’ara con ogni sorta di maledizione, con tanto di damnatio memoriae, era stato il marito della liberta Giunia Atte, che non solo gli aveva messo le corna, ma era anche fuggita con l’amante, dopo aver persino raggirato il padrone malato, portandogli via l’ancella e un giovane  schiavo. 

Tutto ciò accadde in età flavia (69.96 d.C.), ma ancora oggi sappiamo di questa truce storia grazie a uno splendido marmo lunense, riccamente scolpito, di proprietà della Galleria degli Uffizi ed esposto insieme ad altri trenta opere, tra busti sculture e monete.  Una selezione di raffinati  pezzi antichi che danno vita alla mostra  dal titolo “Imperatrici, matrone, liberte“, a cura di Novella Lapini, visibile da oggi fino al 14 febbraio al primo piano degli Uffizi. Tra queste opere archeologiche, anche le sculture raffiguranti la madre di Nerone e la moglie di Domiziano, per spiegare i tanti e rilevanti ruoli della donna nella società del tempo.

Donne che, allora come oggi, potevano essere  forti, potenti, determinate, indipendenti. E quindi, di conseguenza, discusse e ribelli. I busti di queste signore  romane dell’età imperiale, ritornano così con le loro vicende, i loro segreti, le loro battaglie di emancipazione civile, politica ed economica.

Come ricca, ad esempio,  doveva esserlo Pompeia Trebulla, potente matrona dell’élite di Terracina che sotto l’imperatore Claudio, era in grado di far restaurare a sue spese il tempio dedicato a Tiberio ed alla madre Livia, ponendo così il suo nome accanto a quello degli Augusti in un significativo gesto di indipendenza e potere femminile.

 C’è il busto di Domizia Longina, la  chiacchierata sposa di Domiziano. E il ritratto della celeberrima madre di Nerore, Agrippina Minore, un busto del I secolo d.C., di raffinata fattura, con piccoli riccioli che ornano il viso della donna. Esaltata dal fratello Gaio Caligola appena salito al potere,  fu poi esiliata con le sorelle, per essere richiamata a corte dallo zio Claudio e adottare il figlio Claudio Nerone, che  l’avrebbe infine fatta ricadere in disgrazia.   

L’itinerario è ampliato da importanti prestiti del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, che con alcune preziose monete d’oro di epoca romana consente di osservare dall’interno il ruolo femminile nella propaganda della casa imperiale, e dalla Biblioteca Nazionale Centrale, i cui codici cinquecenteschi dialogano in mostra con i disegni della stessa epoca conservati al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi, mostrando le diverse raffigurazioni delle antiche epigrafi presenti in mostra. La narrazione, articolata in tre sezioni, permette di seguire la vita delle donne romane nei primi due secoli dell’Impero (dagli inizi del I alla seconda metà del II secolo d.C.), soffermandosi sui modelli positivi e negativi incarnati dalle imperatrici e dalle donne di spicco della casa imperiale e mettendo in risalto i possibili ruoli pubblici al femminile, ma si concentra anche su affascinanti storie di vita quotidiana di matrone e liberte. «La narrazione, articolata in tre sezioni - spiega la curatrice Novella Lapini – , permette di seguire la vita delle donne romane nei primi due secoli dell’Impero, dagli inizi del I alla seconda metà del II secolo d.C., soffermandosi sui modelli positivi e negativi incarnati dalle imperatrici e dalle donne di spicco della casa imperiale e mettendo in risalto i possibili ruoli pubblici al femminile, ma si concentra anche su affascinanti storie di vita quotidiana di matrone e liberte».  Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt, ricorda che «le Gallerie degli Uffizi  negli ultimi anni hanno dedicato grande attenzione alle tematiche della storia di genere, ribaltando l’immagine tradizionale e tradizionalista delle donne e mostrandone invece il lato creativo, forte e indomito. La mostra è inoltre un’occasione unica per permettere ai nostri visitatori di ammirare splendidi pezzi della nostra importantissima collezione archeologica, che stupiranno anche il nostro pubblico più attento».