Firenze, a Palazzo Pitti in mostra la luce e il colore dell’avanguardia nel deserto uzbeko

‘Uzbekistan: l’Avanguardia nel deserto’ è un progetto unitario che si sviluppa su due sedi, Firenze e Venezia

La presentazione della  mostra

La presentazione della mostra

Firenze, 16 aprile 2024 – L'Uzbekistan non è solo famoso per le sue bellezze architettoniche e le splendide citta di Bukara, Kiva e Samarcanda. Infatti è possibile visitare a Palazzo Pitti anche una importante mostra che raccoglie numerosi dipinti e una raccolta di testimonianze della tradizione tessile uzbeca. Il progetto espositivo promosso dal Console dell'Uzbekistan a Firenze Leonardo Comucci è stato sostenuto dalla Fondazione Uzbekistan Cultura, affiancato da un comitato scientifico internazionale. Le opere provengono tutte dal Museo Nazionale di Tashkent e dal Museo Savickij di Nukus e dalla mostra emerge e si osserva la genesi e il successivo sviluppo di una autentica scuola nazionale, di una “Avanguardia Orientalis” affascinante e unica. La mostra è parte di un progetto molto articolato iniziato grazie al Consolato Onorario di Firenze della Repubblica dell'Uzbekistan che ha visto inizialmente la traduzione in lingua uzbeca di alcuni video dedicati agli Uffizi che sono diventati oggetto di studio nelle Scuole Presidenziali della Repubblica dell'Uzbekistan; successivamente con la firma di un accordo internazionale di collaborazione ed oggi con questa importante mostra che si inserisce anche nelle iniziative per le celebrazioni dei 12 anni di gemellaggio tra le città di Firenze e Samarcanda. Alla cerimonia di inaugurazione è intervenuta la Signora Saida Mirziyoyeva, assistente e figlia del Presidente dell'Uzbekistan che ha sottolineato come l'Italia e l'Uzbekistan siano sempre più vicine oggi anche dal punto di vista culturale. Il direttore degli Uffizi Dott. Simone Verde ha orgogliosamente sottolineato come la sua prima mostra da quando si è insediato agli Uffizi sia proprio dedicata all'Uzbekistan, uno Stato che possiede un grandissimo patrimonio culturale, testimoniato dall'enorme interesse che ha creato questa mostra. Il Presidente della Regione Toscana ha ricordato la genesi di questa mostra fortemente voluta dal Console Comucci e ha sottolineato la volontà di procedere anche ad un gemellaggio tra la Regione Toscana e la Regione di Samarcanda, già in parte legate dal gemellaggio esistente tra Firenze e Samarcanda. Articolata su due braccia, una fiorentina e una veneziana, l’esposizione si terrà nell’ex reggia medicea delle Gallerie degli Uffizi fino al 28 luglio e a Venezia, a Ca’ Foscari, fino al 29 settembre. Per la prima volta una grande mostra consente di conoscere in modo realmente organico una delle più originali Avanguardie europee, quella fiorita in Uzbekistan nei primi decenni del ‘900. “Uzbekistan: l’Avanguardia nel deserto” è un progetto unitario che si sviluppa su due sedi: Palazzo Pitti, a Firenze (dal 16 aprile al 30 giugno, negli spazi dell’Andito degli Angiolini) e Ca’ Foscari Esposizioni, a Venezia (dal 16 aprile a fine settembre). Il progetto espositivo è promosso e sostenuto dalla Fondazione Uzbekistan Cultura ed è curato da Silvia Burini e Giuseppe Barbieri. A essere presentate in questa doppia mostra sono 150 opere, soprattutto dipinti su tela, affiancati da una selezione di testimonianze della tradizione tessile uzbeka. Le opere provengono dal Museo Nazionale di Tashkent e dal Museo Savitsky di Nukus. La sezione del progetto espositivo di Firenze si intitola alla luce e al colore. Il sottotitolo deriva idealmente da un passo illuminante dell’Autobiografia di Igor’ Savickij: «Questi luoghi sono caratterizzati da un colorito sottile, dove il colore – in un’infinita varietà di combinazioni e di armonie – ti forza ad arricchire la tua percezione ed ammaestra l’occhio a essere particolarmente sensibile a queste variazioni raffinatissime e al contempo intense e pittoresche che non solo rendono i luoghi particolarmente attraenti, ma li trasformano anche in un’originale scuola che sviluppa la percezione del colore e della luce e conferisce particolare vivacità alla visione cromatica». Nelle opere, realizzate negli anni Venti e Trenta da Volkov, Tansykbaev, Karachan, Nikolaev (Usto Mumin), Elena Korovaj e molti altri, indipendentemente dal fatto che si tratti di dipinti su tela o su carta o che siano stati creati a Samarcanda, Bukhara o Tashkent, si entra in un mondo incantato, pieno di colori, luce, osservazioni vivide e connotazioni simboliche, che derivano da tradizioni occidentali, russe e orientali: un mondo che esisteva ben prima che gli artisti lo raffigurassero nei loro segni. Si può in qualche modo percepire una affinità con le opere di artisti come Paul Gauguin, armonizzando la tradizione e la strada all'innovazione.

Maurizio Costanzo 

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