
Firenze, 5 settembre 2023 – Hikikomori, un termine giapponese entrato nel linguaggio comune grazie a saggi e articoli che descrivono la sindrome che colpisce chi si isola per diverso tempo in uno spazio confinato.
Sono di solito maschi figli unici tra i 14 e i 30 anni, intelligenti, bravi a scuola, sensibili e introversi. Ragazzi cresciuti in contesti apparentemente ideali, in famiglie di buona cultura, che a un certo punto si ritirano nella loro casa, in camera, abbandonando i contatti sociali.
“Hikikomori” è anche un romanzo, scritto a quattro mani da Ariela Rizzi e Fabrizio Silei (autore premio Andersen), illustrato da Elisabetta Stoinich, edito da Einaudi Ragazzi.
“Non c’era finora una storia narrativa dedicata a questa problematica” – dice Ariela Rizzi alla presentazione del libro svoltasi al Caffè letterario le Murate nell’ambito della rassegna Libri-Amoci curata da Jacopo Chiostri - “il libro è diviso in due parti, una con il personaggio maschile e l’altra con quello femminile”.
La storia si svolge tra Italia e Giappone e si rifà anche al mondo e all’immaginario dei Manga e degli Anime, molto amati dagli adolescenti. “Hikikomori” è la storia di Luca, un ragazzo che un giorno decide di ritirarsi dalla vita. Non va a scuola, non esce di casa, passa giorno e notte al computer.
Quando sul suo schermo compare Yukiko, una ragazza giapponese bellissima e con una vita apparentemente perfetta, Luca decide di partire per raggiungerla. Non conosce, però, il segreto di Yukiko.
“Il protagonista del libro” – continua Ariela – “mantiene il contatto con l’esterno grazie al mondo virtuale della rete, ma ci sono anche hikikomori che si isolano completamente nella propria camera”.
Il fenomeno nato in Giappone è ormai mondiale con numeri sempre più crescenti. Esiste l’Associazione Hikikomori Italia per informare e sensibilizzare su questa problematica. Ariela, come se ne esce? “Nel romanzo la risposta è attraverso l’amore. Ci vuole ascolto verso chi si chiude. Bisogna andare a stanare queste persone, fino a trovare un canale di comunicazione”. Un libro per gli adolescenti ma non solo? “Un libro diretto a tutti. Parla anche agli adulti per gli adolescenti che siamo stati. Non sono stata un’hikikomori, ma il mio momento di sentirmi scollegata ce l’ho avuto anch’io”.