
Firenze, 3 gennaio 2021 - "La crisi? Eh, lo so che c’è la crisi. Ma questa è la mia vita, che ci posso fare? La mattina prendo il furgoncino e vo...". Quando si ha la scorza tosta di pelle e pane di uno come Vittorio, 82 anni, che mise piede per la mprima volta nella bottega di via Nazionale "con il babbo Armando nel 1956" una pandemia alla fine è poco più che un solletico. Carretti, il re delle bilance e delle affettatrici, non molla e dando gas tutte le mattine dà una lezione a tutti: vietato arrendersi.
"Anche se di certo non mi sono fatto ricco. – sorride – Come pensione posso arrivare a 900 euro, la mi’moglie a 500. In questi mesi si lavoricchia con qualche ortolano, con i panifici, con alcune ditte ma, che vuole, i ristoranti sono tutti chiusi e per uno che lavora con le bilance è dura...". Ha da avere ancora dei soldi Vittorio, 35mila euro, ma non se ne fa troppi crucci. "Se viene a vedere il mio negozio se n’accorge – ci dice – E’ tutto pieno di bilance. Lavori re riparazioni fatte e ancora non pagate, anche se io non ho debiti con nessuno, son pari con le tasse, con tutti...".
"Questa è la mia vita" dice lui che da qualche anno ha lasciato la storica sede di una via Nazionale diventata irriconoscibile fra trolley anonimi, affittacamere, panini gonfi di maionese, gelati gonfiati a elio, cambiasoldi, facce sconosicute. Una vita, anzi almeno tre, in via Nazionale per i Carretti, quelli delle bilance. Disse Vittorio a La Nazione nel giugno 2016:
"Voglio bene a via Nazionale, ma non mi rinnovano più l’affitto. Le ho provate di tutte: non hanno sentito ragioni. Mi dispiace sì, e tanto, ma qui è cambiato tutto rispetto a una volta. Intorno a me vendono solo le magliette ai turisti...".
Il 1° luglio Vittorio aveva già riaperto nel viale Gori. Perché i commercianti fiorentini, forgiati nella città tronfia e salda di una volta – poco propensa agli svolazzi e parecchio attenta a mettere insieme il pranzo con la cena – non si sono arresi mai. E come non si è arreso quattro anni fa, a 78 anni, non lo fa certo ora Vittorio che di primavere sulle spalle ne ha 82.
"Ci sono tanti ragazzi che in questo momento sono in difficoltà con il lavoro. – dice – E’ un momento parecchio difficile e io li capisco bene ma bisogna continuare a sperare e a lavorare. Tutte le mattine. Lo faccio io a quest’età e con una bilancia o due al mese che riesco a vendere...".
E allora, sigilliamo noi la riflessione, ce la possono fare tutti. Ce la devono, ce la dobbiamo, fare. In omaggio ai nostri padri.