EMANUELE BALDI
Cronaca

Vittorio, una vita per le sue bilance. "A 82 anni non mi arrendo alla crisi"

La lezione dell’ultimo discendente della famiglia Carretti che fondò l’azienda omonima nel 1870. "C’è poco lavoro con i ristoranti chiusi, ma io giro ancora con il furgoncino. Lo devo al babbo e al nonno"

Firenze, 3 gennaio 2021 - "La crisi? Eh, lo so che c’è la crisi. Ma questa è la mia vita, che ci posso fare? La mattina prendo il furgoncino e vo...". Quando si ha la scorza tosta di pelle e pane di uno come Vittorio, 82 anni, che mise piede per la mprima volta nella bottega di via Nazionale "con il babbo Armando nel 1956" una pandemia alla fine è poco più che un solletico. Carretti, il re delle bilance e delle affettatrici, non molla e dando gas tutte le mattine dà una lezione a tutti: vietato arrendersi.

"Anche se di certo non mi sono fatto ricco. – sorride – Come pensione posso arrivare a 900 euro, la mi’moglie a 500. In questi mesi si lavoricchia con qualche ortolano, con i panifici, con alcune ditte ma, che vuole, i ristoranti sono tutti chiusi e per uno che lavora con le bilance è dura...". Ha da avere ancora dei soldi Vittorio, 35mila euro, ma non se ne fa troppi crucci. "Se viene a vedere il mio negozio se n’accorge – ci dice – E’ tutto pieno di bilance. Lavori re riparazioni fatte e ancora non pagate, anche se io non ho debiti con nessuno, son pari con le tasse, con tutti...".

"Questa è la mia vita" dice lui che da qualche anno ha lasciato la storica sede di una via Nazionale diventata irriconoscibile fra trolley anonimi, affittacamere, panini gonfi di maionese, gelati gonfiati a elio, cambiasoldi, facce sconosicute. Una vita, anzi almeno tre, in via Nazionale per i Carretti, quelli delle bilance. Disse Vittorio a La Nazione nel giugno 2016:

"Voglio bene a via Nazionale, ma non mi rinnovano più l’affitto. Le ho provate di tutte: non hanno sentito ragioni. Mi dispiace sì, e tanto, ma qui è cambiato tutto rispetto a una volta. Intorno a me vendono solo le magliette ai turisti...".

Il 1° luglio Vittorio aveva già riaperto nel viale Gori. Perché i commercianti fiorentini, forgiati nella città tronfia e salda di una volta – poco propensa agli svolazzi e parecchio attenta a mettere insieme il pranzo con la cena – non si sono arresi mai. E come non si è arreso quattro anni fa, a 78 anni, non lo fa certo ora Vittorio che di primavere sulle spalle ne ha 82.

"Ci sono tanti ragazzi che in questo momento sono in difficoltà con il lavoro. – dice – E’ un momento parecchio difficile e io li capisco bene ma bisogna continuare a sperare e a lavorare. Tutte le mattine. Lo faccio io a quest’età e con una bilancia o due al mese che riesco a vendere...".

E allora, sigilliamo noi la riflessione, ce la possono fare tutti. Ce la devono, ce la dobbiamo, fare. In omaggio ai nostri padri.