Eugenio
Giani *
Non una rievocazione storica che guarda al passato, ma un’occasione per riaffermare la nostra identità e metterla in gioco sul presente. Così ho sempre inteso la Festa della Toscana che celebriamo ogni 30 novembre, riallacciandosi idealmente alla decisione con cui il Granduca Pietro Leopoldo abolì la pena di morte e la tortura. Era il 1786 e la Toscana fu il primo Stato al mondo a raggiungere questo risultato di civiltà. Ma appunto, l’orgoglio per quanto siamo riusciti a fare deve sapersi rinnovare nei nostri giorni. Troppi uomini, troppe donne, oggi vivono in Paesi dove la pena di morte vige ancora e dove i diritti umani sono calpestati. Soprattutto l’orgoglio deve tradursi in consapevolezza di una Toscana attenta e forte nel suo impegno, capace di far vivere i valori che le appartengono, i valori di un nuovo Umanesimo. Ce n’è bisogno, anzi, in questa epoca difficile ne abbiamo ancora più bisogno. Perché è evidente che questo 30 novembre ha per tutti noi un significato diverso, e se possibile ancora più forte, in un mondo segnato dalla guerra che si combatte in Ucraina, dalla rivolta delle donne in Iran, da tante altre situazioni che mancano di pace, giustizia, rispetto per la vita e i suoi diritti più elementari. Quest’anno, poi, trovo di particolare importanza il collegamento della Festa all’articolo 21 della nostra Costituzione, che sancisce il diritto di tutti alla manifestazione del proprio pensiero. Un diritto che ne richiama un altro, quale condizione necessaria e imprescindibile: il diritto a essere informati, a potersi fare liberamente un’opinione. Mi viene da chiamarlo diritto alla verità, quella che può nascere solo dalla libertà, dal confronto democratico, dalla pacifica convivenza di punti di vista diversi. Non è un caso che le violazioni dei diritti umani abbiamo come prima vittima la verità. Né che chi ne è responsabile si preoccupi sempre di neutralizzare le voci indipendenti. Allora penso ai tanti toscani – da Oriana Fallaci a Tiziano Terzani - corrispondenti di guerra e inviati per raccontare la verità. Sento che anche questa è un’eredità di cui essere orgogliosi. E da rilanciare come un nostro impegno nel mondo, grazie anche allo slancio della nostra Festa.
* Presidente
della Regione Toscana