
Amministrativi, ricercatori e dottorandi hanno manifestato davanti al Rettorato di piazza San Marco. Rossi, segretario Flc-Cgil: "Risposta alla più grande operazione di definanziamento del sistema pubblico".
di Gabriele Manfrin
"Abbiamo studiato tutta la vita, investito nel sapere e nella conoscenza, ma non abbiamo un futuro stabile". Megafoni, striscioni e volti tesi: amministrativi, ricercatori, dottorandi incrociano le braccia contro i tagli. È l‘esercito dei lavoratori precari dell’Università fiorentina, che ieri mattina ha manifestato davanti al Rettorato di piazza San Marco e sfilato fino a piazza Brunelleschi per denunciare la propria condizione e il rischio, dicono, che l’università italiana diventi un "hub di precarietà strutturale".
Dietro ogni manifestante c’è una storia fatta di sacrifici e incertezze. Come quella di Gianmarco Giovanardi, bolognese, ricercatore di matematica 33 enne con un contratto triennale, che sta pensando di andarsene dall’Italia per la mancanza di prospettive. O come quella di Francesco Ventura, triestino, ricercatore in geografia, che vorrebbe mettere radici, crearsi una famiglia, un futuro stabile ma la precarietà gli "impedisce di organizzarsi una vita".
Nel mirino della mobilitazione c’è il Ddl Bernini, che secondo i manifestanti autorizza gli atenei a scegliere "il contratto più precario" a seconda delle esigenze di bilancio. "Chi lavora nell’università viene usato e poi scartato – spiegano – mentre solo pochi dipartimenti, quelli più finanziati, potranno permettersi contratti stabili". Il quadro è aggravato dal sottofinanziamento e secondo Assemblea Precaria il personale non stabilizzato si aggirerebbe intorno all metà del totale.
Ma i precari denunciano anche l’impianto di valutazione Anvur e il sistema premiale di redistribuzione dei fondi, che premia la produttività a discapito della qualità: "Siamo costretti a pubblicare di continuo, senza tempo né risorse per fare vera ricerca. Così si uccide l’innovazione". Altro nodo critico è la frammentazione del sapere: "Tre anni di contratto non consentono di portare avanti i progetti di ricerca".
Il corteo, trovando la vicinanza della Cgil, durante l’intera protesta ha ricordato anche le condizioni del personale esternalizzato – pulizie, mense, biblioteche – "invisibile ma essenziale" e il disagio crescente di chi vive con stipendi bassi in una città dagli affitti fuori controllo. I manifestanti si appellano anche alla rettrice chiedendo di farsi portavoce dei malcontenti. Dopo il corteo, in piazza Brunelleschi, i precari hanno dato vita a un’assemblea.
"Questa mobilitazione risponde alla più grande operazione di definanziamento del sistema pubblico – ha detto Emanuele Rossi segretario generale Flc Cgil Firenze – con l’espulsione di un numero enorme di ricercatori e col tentativo di moltiplicare le forme di sfruttamento da parte del ministro Bernini".