
di Barbara Berti
"Mi racconto attraverso gli altri, è vero, ma del resto persone come Massimo Troisi o Pino Daniele o ancora Ennio Morricone sono difficili da incontrare oggi. Ho voluto far capire chi erano, perché ne ho respirato la quotidianità". Parola di Pino Insegno, attore, presentatore e doppiatotore – ha doppiato anche vari personaggi nei cartoni animati, tra questi ci sono il barista Boe Szyslak in sostituzione di Mino Caprio e Ned Flanders in sostituzione di Teo Bellia nella serie animata de I Simpson (nell’ottava e terza stagione del cartone), dal 2006 è anche la voce del personaggio Stan Smith nella versione italiana del cartone American Dad! creato da Seth MacFarlane (il padre de I Griffin) – che dopo quarant’anni di carriera si racconta nel libro "La vita non è un film" (Giunti), che presenta oggi alle 19 sulla Terrazza Tosca del Mercato Centrale a Firenze.
Insegno, come ha avuto l’idea di scrivere questo libro?
"Nasce da uno spettacolo teatrale che si chiamava ‘60 sfumature del grigio’ che in origine erano ‘58 sfumature di Pino’. Alla fine c’è una soluzione scenica molto importante, che mi ha fatto venire l’idea di scrivere il libro. Ma questo è anche un audiolibro: basta inquadrare un QR code nella seconda pagine del volume e il libro lo leggo direttamente io: ho pensato esempio ai non vedenti o a chi non ha la possibilità di leggere, è una cosa che mi è piaciuta molto fare".
Nel libro racconta la sua vita senza filtri ammettendo di aver preso parecchie porte in faccia...
"Sì, è vero. Racconto i no che sono diventati sì, senza dimenticare da dove sono partito, dalla strada. Sono sempre stato vicino alla gente, oggi come ieri sento gli stessi problemi e le stesse gioie di tutti".
Un no che le ha fatto particolarmente male?
"Tutti i no sono stati duri perché mi hanno precluso la possibilità di andare avanti in determinati campi. Da ragazzo giocavo a pallone, in Serie C, ero bravo e non pensavo di smettere. Così come non immaginavo che la vita nascondesse raccomandati e altro. Però, chiusa quella porta se ne sono aperte altre, più grandi e importanti".
Quali?
"Per esempio, grazie all’amicizia con Roberto Ciufoli e Francesca Draghetti è nata l’Allegra Brigata: ho avuto la forza di diventare un leader e arrivare dove siamo arrivati".
Nel doppiaggio quante e quali difficoltà ha incontrato?
"Ho iniziato con i film a luci rosse e mi dicevano che non ero bravo, non avevo abbastanza esperienza. Poi con l’arrivo delle soap americane c’era bisogno di manovalanza. E piano piano mi sono fatto spazio tra film e cartoni, anche i Simpson. Dopo tutto questo tempo ho doppiato 400 film da protagonista ma non sempre ho potuto metterci la faccia".
In che senso?
"Per Keanu Reeves in ‘Belli e Dannati’ dovetti fare un provino con il nome falso di Mario Persichetti perché Vittorio Cecchi Gori non voleva uno della ‘Premiata Ditta’, non voleva un comico".