
Il nostro cronista all’ingresso del Pronto intervento rapido del San Giovanni di Dio
A gennaio testammo il Pir – il Punto di intervento rapido – di Torregalli, inaugurato a dicembre. Un persistente dolore alla caviglia dopo che in tre settimane il piede aveva ceduto di lato tre volte d’improvviso convinsero a farsi controllare. Ne uscimmo con un giudizio molto positivo: un’ora e mezzo dall’ingresso alla dimissione con la prescrizione di un’ecografia. Cinque mesi dopo il piede sta molto meglio, anche se l’ecografia non è mai stata fatta per i tempi biblici: nel frattempo è guarito da solo.
E anche il Punto d’intervento rapido al Nuovo San Giovanni di Dio sta bene, anzi è ancora migliorato un po’. Il tempo del test si è ridotto a un’ora e un quarto. Stavolta fortunatamente non viviamo l’esperienza in prima persona, ma seguiamo le tempistiche di Paolo (nome fittizio per tutelare la privacy) uno sfortunato paziente che ha avuto un incidente nel weekend e continua a sentire dolore tra schiena e fianco. L’ambiente è cristallizzato all’ultima visita di gennaio. Anche, ahimé, le stesse piccole magagne.
Il piazzale di ingresso, comune a tutto il Pronto soccorso, è ancora trascurato, tanto per cominciare. Come l’altra volta è una giornata di pioggia, anche se le pozze stavolta non ci sono, ma ha cominciato da poco; in compenso è primavera e le erbacce crescono rigogliose tra le crepe dell’asfalto. Il parcheggio selvaggio dei motorini sarà una costante che costringe a zigzagare fino all’ingresso del triage.
Triage dove Paolo si presenta alle 11,15 e dopo una prima visita, alle 11,45 viene inviato nella sala di attesa del Pir. "Mi hanno misurato la pressione, l’ossigenazione e poi mi hanno mandato di qua", non sapendo neppure esattamente dove era. Glielo spieghiamo noi. Nella saletta è già presente un’altra persona, l’unica; la sala come l’altra volta si presenta di un bianco piatto, senza un arredo, quattro file di sedie e un mobiletto con due brocche d’acqua. Stop. Ma è pulita e tanto basta.
Una fila di altre quattro sedie per aspettare è nella hall che va verso gli uffici; l’ultima con il solito piccolo fastidio dell’altra volta: il ’marcatempo’ costringerebbe lo sfortunato che vi sta a continui spostamenti di collo a ogni dipendente che esce. Un problema che stavolta è solo ipotetico, visto che è deserta. Sedici minuti dopo, alle 12,01, viene chiamato per la radiografia e ne esce in soli 5. Viene intanto richiamato il primo paziente, quello che già attendeva all’arrivo e ne riesce una manciata di minuti dopo. Alle 12,19 entra una coppia di anziani. Il marito è visibilmente sofferente, cammina su e giù perché dice che a stare a sedere sente ancora più dolore. Poco dopo si sdraia su una fila di sedie e si contorce dagli spasmi: "Non resisto, chiama l’infermiera, ho le coliche", dice alla moglie, che bussa alla porta dei sanitari e riferisce. Intanto richiamano il primo paziente: esce alle 12,24 con i risultati e se ne va.
"Ha il catetere – viene a sfogarsi la moglie dell’uomo con le coliche – ma è rimasto bloccato, sta malissimo, non era da mandare di qua, ma al Pronto soccorso di là", dice temendo tempi lunghi. Ma le preoccupazioni fortunatamente vengono dissipate: alle 12,29 lo chiamano a farsi visitare. Dieci minuti netti tra ingresso in sala d’aspetto e visita. Intanto rendono i risultati anche a Paolo: solo una forte contusione, nulla di grave.
"Sono molto soddisfatto del servizio, non lo conoscevo: sono stati veloci e professionali – afferma – Si sente dire di attese di 5-6 ore a Torregalli, io in un’ora e un quarto ho fatto tutto: non posso che dirne bene".
Carlo Casini