CARLO CASINI
Cronaca

Attese brevi e visite mediche lampo. Il Pir supera di nuovo l’esame. Peccato per la sosta selvaggia

Il nostro secondo viaggio al Punto di intervento rapido del San Giovanni di Dio dopo il test di fine 2024. Personale organizzato e cordiale. Tra le pecche il parcheggio all’esterno, erbacce e pozze piene d’acqua.

Il nostro cronista all’ingresso del Pronto intervento rapido del San Giovanni di Dio

Il nostro cronista all’ingresso del Pronto intervento rapido del San Giovanni di Dio

A gennaio testammo il Pir – il Punto di intervento rapido – di Torregalli, inaugurato a dicembre. Un persistente dolore alla caviglia dopo che in tre settimane il piede aveva ceduto di lato tre volte d’improvviso convinsero a farsi controllare. Ne uscimmo con un giudizio molto positivo: un’ora e mezzo dall’ingresso alla dimissione con la prescrizione di un’ecografia. Cinque mesi dopo il piede sta molto meglio, anche se l’ecografia non è mai stata fatta per i tempi biblici: nel frattempo è guarito da solo.

E anche il Punto d’intervento rapido al Nuovo San Giovanni di Dio sta bene, anzi è ancora migliorato un po’. Il tempo del test si è ridotto a un’ora e un quarto. Stavolta fortunatamente non viviamo l’esperienza in prima persona, ma seguiamo le tempistiche di Paolo (nome fittizio per tutelare la privacy) uno sfortunato paziente che ha avuto un incidente nel weekend e continua a sentire dolore tra schiena e fianco. L’ambiente è cristallizzato all’ultima visita di gennaio. Anche, ahimé, le stesse piccole magagne.

Il piazzale di ingresso, comune a tutto il Pronto soccorso, è ancora trascurato, tanto per cominciare. Come l’altra volta è una giornata di pioggia, anche se le pozze stavolta non ci sono, ma ha cominciato da poco; in compenso è primavera e le erbacce crescono rigogliose tra le crepe dell’asfalto. Il parcheggio selvaggio dei motorini sarà una costante che costringe a zigzagare fino all’ingresso del triage.

Triage dove Paolo si presenta alle 11,15 e dopo una prima visita, alle 11,45 viene inviato nella sala di attesa del Pir. "Mi hanno misurato la pressione, l’ossigenazione e poi mi hanno mandato di qua", non sapendo neppure esattamente dove era. Glielo spieghiamo noi. Nella saletta è già presente un’altra persona, l’unica; la sala come l’altra volta si presenta di un bianco piatto, senza un arredo, quattro file di sedie e un mobiletto con due brocche d’acqua. Stop. Ma è pulita e tanto basta.

Una fila di altre quattro sedie per aspettare è nella hall che va verso gli uffici; l’ultima con il solito piccolo fastidio dell’altra volta: il ’marcatempo’ costringerebbe lo sfortunato che vi sta a continui spostamenti di collo a ogni dipendente che esce. Un problema che stavolta è solo ipotetico, visto che è deserta. Sedici minuti dopo, alle 12,01, viene chiamato per la radiografia e ne esce in soli 5. Viene intanto richiamato il primo paziente, quello che già attendeva all’arrivo e ne riesce una manciata di minuti dopo. Alle 12,19 entra una coppia di anziani. Il marito è visibilmente sofferente, cammina su e giù perché dice che a stare a sedere sente ancora più dolore. Poco dopo si sdraia su una fila di sedie e si contorce dagli spasmi: "Non resisto, chiama l’infermiera, ho le coliche", dice alla moglie, che bussa alla porta dei sanitari e riferisce. Intanto richiamano il primo paziente: esce alle 12,24 con i risultati e se ne va.

"Ha il catetere – viene a sfogarsi la moglie dell’uomo con le coliche – ma è rimasto bloccato, sta malissimo, non era da mandare di qua, ma al Pronto soccorso di là", dice temendo tempi lunghi. Ma le preoccupazioni fortunatamente vengono dissipate: alle 12,29 lo chiamano a farsi visitare. Dieci minuti netti tra ingresso in sala d’aspetto e visita. Intanto rendono i risultati anche a Paolo: solo una forte contusione, nulla di grave.

"Sono molto soddisfatto del servizio, non lo conoscevo: sono stati veloci e professionali – afferma – Si sente dire di attese di 5-6 ore a Torregalli, io in un’ora e un quarto ho fatto tutto: non posso che dirne bene".

Carlo Casini