Trasgressori iconoclasti Con loro il rock è vivo

Non importa essere . Mick Jagger, Marc Bolan . o David Bowie per rinverdire. quel modo di fare la musica .

di Giovanni Ballerini

Maneskin? Io dico sì. Non è un controsenso applaudirli se si è contrari all’omologazione tanto in voga anche nella musica delle nuove generazioni. Anzi. In un mondo musicale, che sembra muoversi solo a ritmo di rap e trap o tutt’al più ballare al suono elettronico della techno, rappresenta una autentica boccata di ossigeno una band italiana che rispolvera a modo suo il sano, vecchio rock and roll.

Va dato atto alla formazione capitolina di esprimere senza paura un genere che, secondo periodici e fallaci sondaggi, sembra risultare immancabilmente defunto e sepolto. Noi non pensiamo sia così ed evidentemente lo è neanche la band romana che tutti ci invidiano.

Non a caso anche in questo Loud Kids Tour 2023, che sinora l’ha vista applaudita headliner nei concerti negli Stati Uniti e che sbarca di nuovo dal vivo in Italia e in Europa, i Maneskin vogliono proporre a un pubblico sempre più vasto il loro fresco e deflagrante groove, l’irriverente carica iconoclasta che strizza piacevolmente l’occhio al glam rock degli anni 70’ e 80’.

Non importa essere Mick Jagger, Marc Bolan o David Bowie per rinverdire quel modo di fare la musica in cui la provocazione è un’arte necessaria e sottile, forse quanto il ritmo.

Magari sarebbe il caso di non scimmiottare la devastazione dei palchi e degli strumenti attuata spesso dagli Who ai tempi di "My generation", ma convogliare trasgressione ed energia nei live e nei dischi è sicuramente liberatorio.

Lo sanno bene la bionda bassista Victoria, il chitarrista Thomas, il batterista Ethan, e soprattutto il frontman Damiano, che con i suoi look, una selvaggia intensità performativa e una scapigliata vocalità black si è trasformato nel fenomeno empatico della formazione.

Come testimoniano anche i successi internazionali, i Maneskin sono alfieri di un modo di fare musica carismatico che in "Teatro d’ira – Vol. I", il secondo album, scritto interamente da loro, si avvantaggia di un sound, crudo e attuale, capace di rappresentare lo stile e il linguaggio della band, che stavolta rimanda alle atmosfere analogiche dei bootleg degli anni ’70. Niente male per un gruppo che, dopo aver vinto Sanremo, l’Eurovision Song Contest, L’Mtv Music Awards e ricevuto tanti altri riconoscimenti prestigiosi, vuole continuare a crescere e convincere nel segno del rock, con la grinta della contemporaneità.

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