
Tavolini all’aperto: in arrivo il sì Ma solo fuori dall’area Unesco
di Ilaria Ulivelli
Per la stagione estiva torneranno i tavolini all’aperto. Ma non ovunque, con l’invasione degli anni del Covid quando le limitazioni avevano ridotto il turismo e i rischi di contagio obbligato a trovare soluzioni all’aria aperta per far sopravvivere bar, locali e ristoranti.
Gli allestimenti che non rientrano fra i dehors stabili potranno usufruire della ’dehors economy’ varata dal governo e prolungata con il decreto Milleproroghe. Il decreto dà la possibilità agli esercizi pubblici titolari di concessioni o di autorizzazioni all’uso del suolo pubblico di disporre temporaneamente, senza necessità di autorizzazione, dehors, ma anche elementi di arredo urbano, attrezzature, pedane, tavolini, sedute e ombrelloni.
Firenze a fine anno aveva detto stop. Per valutare, casomai, all’arrivo della bella stagione. E proprio in questi giorni sta elaborando un piano. Se da Palazzo Vecchio le bocche restano cucite in attesa del varo del provvedimento, le notizie cominciano a trapelare in altri ambienti.
L’attesissimo piano del comune va a due velocità: da una parte arriverebbe il sì convinto all’utilizzo dei tavolini all’aperto nelle aree periferiche o comunque fuori dal quadrilatero Unesco. In quelle zone i tavolini all’aperto hanno aiutato la socialità, sono diventati presidi di sicurezza, animando le serate.
Mentre per adesso è ancora no al proliferare di tavoli e sedie nel centro storico assediato dai turisti, proprio per non impattare sui flussi dei visita e non ingorgare ulteriormente il passeggio nelle strade strapiene.
I tavolini nel primo anno del Covid avevano letteralmente invaso la città: erano stati più di 1.200 gli esercizi che avevano allestiti spazi all’aperto, poi già dall’anno successivo si erano ridotti di quasi 500.
Vero è che le categorie aspettano come la manna la possibilità di allestire spazi all’aperto anche in centro. In virtù, come spiega il presidente di Confcommercio Toscana, Aldo Cursano – che è anche viceprsidente nazionale della Fipe (Federazione italiana dei pubblici esercizi) della trasformazione dell’idea di dehors e del desiderio della gente di vivere gli spazi aperti. "Non si deve più parlare di occupazione del suolo pubblico, ma di un’autentica riprogettazione degli spazi urbani valorizzando le aree all’aperto come già accade dappertutto nel resto d’Europa. E in particolare com’è da sempre a Parigi – spiega Cursano – I dehors, insomma, non sono più l’estensione all’aperto dei locali pubblici ma un nuovo modo di intendere la convivialità".
Per questo le associazioni di categoria ancora sperano che il comune possa cambiare idea anche sul centro storico. Ma vedremo.