di Mattia Lupini
Urla, minacce e spintoni. La routine del degrado non abbandona Piazza della Stazione, ma anzi, prosegue alla luce del sole. Sono passate da poco le 13 quando un gruppo di quattro ragazzi di origine africana inizia ad attirare l’attenzione dei passanti e dei lavoratori a lato della fermata Alamanni, iniziando una discussione che arriva velocemente alle mani: "Vedi? Questa è la normalità, succede tutti i giorni: qua regna lo spaccio e la violenza". È Niccolò a parlare, dipendente del centro Tim di fronte, che sospira all’ennesimo brutta scena: "Viste e riviste, la situazione va solo a peggiorare. Ho smesso di prendere la tramvia perché di sera è pericoloso, adesso vengo a lavoro solo in bici. E tutto questo accade proprio di fronte alla stazione dei carabinieri".
L’emergenza sicurezza è al centro dell’attenzione generale, ma per molti commercianti le misure attuate non hanno valenza per risolvere un problema concreto oramai da anni. C’è chi decide di anticipare l’orario di chiusura, mentre altri chiedono all’amico se può “fargli compagnia” mentre tira giù le serrande. L’aumento delle misure di sicurezza vale per la stazione, lasciando a loro stessi chi rimane fuori dal perimetro ferroviario: "non mi sento per niente al sicura - afferma Aurora, addetta al Tourist Point accanto Piazza dell’Unità Italiana -, almeno quando sono di turno in stazione c’è un po’ di sorveglianza, ma qua, come anche nelle vie intorno, in molti disturbano al limite della molestia. Attraversare la piazza alle 5:30 la mattina fa paura".
È un clima pesante quello che si respira, con i negozianti visibilmente provati da una situazione oramai allo sbando in cui il degrado regna incontrastato. Il quieto vivere sembra divenuto un sogno irraggiungibile, soprattutto per le bancarelle esposte su tutti i lati: "lavoro qua da 16 anni, sono sfinita. Vengono dietro al negozio oppure dentro la macchinetta delle fotografie a lato per drogarsi - denuncia Claudia, proprietaria di Fiori e Piante a fianco della Chiesa di Santa Maria Novella -, ogni mattina trovo siringhe e stagnole insieme ai rifiuti più vari. Ieri hanno provato a forzare il banchino qua accanto, ma anche il mio allarme suona di continuo, con i tentativi di scasso che non accennano a diminuire. La stazione non è mai stata una bella zona, ma dopo la pandemia la situazione è precipitata".
Spostandosi in via Panzani la situazione non cambia. La Farmacia della Stazione, punto di riferimento nel crocevia turistico fiorentino, vive di riflesso il degenero della zona, avendo a che fare con borseggi e furti continui all’interno del negozio stesso. "Non posso lasciare le mie colleghe da sole - sostiene Antonio, il proprietario -, anche per quanto riguarda la chiusura del negozio qualcuno tra me e mio padre deve essere presente". C’è ansia e paura fra i dipendenti, costretti a incrociare le dita ogni volta che un cliente varca la porta: "a febbraio siamo stati rapinati, non ci sentiamo sicuri neanche quando andiamo a pranzo".
La realtà dei fatti si traduce nelle difficoltà del caso: i rischi sono troppi e il gioco non vale la candela. Per questo trovare nuovi dipendenti diventa difficile, lasciando le attività in balia degli eventi, al momento fuori controllo e prive di soluzioni definitive. Sopra ogni insegna aleggia una domanda comune: trasferirsi o continuare a rischiare giorno dopo giorno? Ci penseranno domani, nel frattempo oggi chiudono cinque minuti prima.