Stadio “Franchi”, la storia: plastici e veleni, quante liti sulla casa viola

Dal restyling di Italia ’90 all’idea Castello: una questione che ha sempre diviso

Lo stadio "Artemio Franchi"

Lo stadio "Artemio Franchi"

Firenze, 29 marzo 2023 – Non abbiamo testimonianze dirette annotate su taccuini dei mugugni invernali in Maratona al tempo di Pedro Petrone, bomberone uruguaiano, una volta si diceva centrattacco, che faceva inchinare i cipressi di Fiesole quando scoccava i suoi tiri micidiali. Siam certi però che anche negli anni ’30 chi non aveva il biglietto per sedere sotto la pensilina a sbalzo del Nervi certo si lamentava così "Ma perché devo venir allo stadio a pigliar l’acqua?".

Già. Al netto delle tante grane del vecchio Artemio Franchi – prima Giovanni Berta, poi Comunale fino agli anni ’90 – la lamentela principe è sempre stata quella della mancanza di copertura di tre settori dello stadio su quattro. Non a caso il progetto di Arup per il restyling 2026 mette tutti sotto un tetto.

Ma facciamo un passo, anzi 92 passi indietro per ripercorrere un po’ la storia della casa dei viola. Anno 1931. Il primo vagito della Fiorentina, figlia di un matrimonio turbolento fra Libertas e Club Sportivo, risale a 5 anni prima. Il marchese Luigi Ridolfi da Verrazzano affida il progetto dello stadio al Campo di Marte all’architetto Pierluigi Nervi. Salta fuori un capolavoro d’avanguardia con pensilina a sbalzo, torre e scale elicoidali. Lo stadio viene inaugurato il 13 settembre con un’amichevole contro l’Admira Wien.

Vent’anni più tardi ancora a Nervi è affidato il compito di ampliare la capienza del suo gioiello. Tutto resterà com’è ma la storia ci lascia in dote uno schizzo di come sarebbe potuto diventare l’impianto, ’raddoppiato’ in altezza in Maratona e tribuna. Praticamente due tribune sopraelevate lunghe 114 metri dotate di quattro nuove scale elicoidali. Non si farà. Resta tutto com’è per quasi quarant’anni quando, alle porte di Italia ’90, si mette mano seriamente allo stadio. Non senza le consuete polemiche. Campo abbassato, via la pista di atletica, ecco i parterre.

Ma la struttura continua a mostrare i suoi anni. Primi 2000, era Della Valle. Spunta l’ipotesi Castello e con lei un progetto faraonico di Massimiliano Fuksas, uno stadio che sembra un’astronave leggera. Salta pure quello. Nel 2016 Della Valle torna alla carica: Mercafir, un maxi stadio che ricorda quello di Bordeaux. Ancora una volta tutto resta su carta. Arriva Commisso, vuole uno stadio tutto nuovo. Palazzo Vecchio studia come restaturare il vecchio e lo studio Arup vince il concorso. Il resto è cronaca di queste ore.

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