STEFANO BROGIONI
Cronaca

Se la fortuna è maledetta: vince 9 milioni alla slot ma la Snai non lo paga

Vittoria mai riconosciuta perché “prodotta da un blackout del sistema”. La Cassazione gli ha dato ragione: disposto un nuovo processo d’appello

Se la fortuna è maledetta: vince 9 milioni alla slot ma la Snai non lo paga

Firenze, 25 maggio 2025 – Sulla “videolottery” di una sala scommesse di Roma apparve una vincita da oltre nove milioni di euro. La macchinetta iniziò a brillare e lampeggiare, ed emise lo scontrino a nove zeri, sogno di ogni cercatore di fortuna. Ma di quella somma, realizzata il 16 aprile 2012, non ha mai visto neanche un euro.

La Snai non hai mai riconosciuto la vittoria perché quel risultato sarebbe stato dettato da un blackout del sistema durato alcuni minuti, provocato da alcuni hacker, e che aveva riguardato l’intera rete nazionale. Per di più, la macchinetta in questione erogava un jackpot massimo di 500mila euro. Ma ora, il giocatore ha vinto in Cassazione. In tutti i sensi.

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La vincita milionaria alle videolotteria rischia di restare un miraggio

Dopo due sentenze ( del tribunale di Lucca, poi della corte d’appello di Firenze) che avevano assecondato la versione fornita dalla Snai, che ha sede a Porcari, i giudici della Suprema corte hanno disposto un nuovo processo d’appello, sempre nel capoluogo toscano, che dovrà stabilire l’entità della sua vittoria.

La Suprema corte ha infatti accolto il ricorso dello scommettitore, che pretende la cifra di 9.597.304,64 euro stampigliata sullo scontrino vincente o in subordine, il pagamento dei 500mila del jackpot massimo erogabile da quella macchinetta “impazzita”.

Ma come avrebbe fatto a svalvolare la slot? La Snai ha sempre sostenuto che quella era una vincita “apparente“, in quanto il sistema centrale, gestito a sua volta da una società esterna, la Barcrest con sede a Londra, non aveva validato il jackpot, in quanto frutto di un malfunzionamento temporaneo.

Malfunzionamento provato da una consulenza che ha attestato che, tra le 13.37 e 3 secondi e le 13.53 e 45 secondi del giorno della puntata alla videolottery, si era verificata un’anomalia che aveva portato all’emissione di ben 241 jackpot milionari in 174 terminali sparsi nelle sale Snai di tutta Italia.

Ma, per la Cassazione, quella perizia non basta ad “assolvere” la Snai dal pagamento della vincita. Tra i motivi d’appello presentati dal giocatore, accolti dalla Suprema Corte, c’è infatti la mancata chiamata in causa della società inglese da parte del gestore delle sale. Secondo la Cassazione, poi, la “validazione“ (mancata) a cui fa riferimento la Snai, non è quella tra le due società di gestione, ma bensì “l’emissione del biglietto vincente, generato dal sistema”.

“Se per un’anomalia o un malfunzionamento del sistema informatico, comunque determinati e non riconducibili al giocatore, viene emessa una combinazione vincente, il gestore della lotteria istantanea, che risponde comunque verso il giocatore solo nei limiti del montepremi messo a disposizione e a questi noto, è tenuto a corrispondere il premio al possessore dello scontrino vincente, non potendo invocare l’impossibilità della prestazione per causa a lui non imputabile”, scrivono i giudici. Ma difficilmente il giocatore otterrà per intero quei 9 e passa milioni.

Perché la Corte che gli ha dato ragione, ha contemporaneamente precisato che “la prestazione cui la Snai è tenuta non può comunque superare l’importo di 500mila euro, pari al jackpot massimo pacificamente conseguibile per il gioco delle videolottery”. “In altre parole - prosegue la Suprema corte - benché lo scontrino in possesso del giocatore documenti una vincita assai più elevata, il giocatore non può pretendere il pagamento del premio eccedente tale limite massimo, perché la correlativa obbligazione a carico del gestore non può essere superata perché tanto gli era ben noto al momento in cui era stata sollecitata la sua giocata”. Nel momento in cui effettuò la scommessa, il jackpot era di circa 400mila euro.