Si parla di nomi non di progetti

Dopo il ritorno a Firenze del direttore del museo di Capodimonte, si apre la discussione sui programmi e le alleanze politiche in vista delle elezioni. Temi come sicurezza, traffico e affitti sono al centro del dibattito, mentre mancano proposte concrete. La campagna elettorale sembra concentrarsi su personaggi e accordi anziché su progetti per migliorare la città, rischiando di allontanare i cittadini dalla politica.

Da far pensare che a Capodimonte ci sia da più di qualche stiracchiato mese. Il teutonico, chiuso il bilancio del museo partenopeo, è tornato a Firenze e si è presentato ai giornalisti con un filo di tensione che di solito non gli appartiene.

Ora però ciò che serve ai fiorentini e alla Politica sono i programmi perché la sua discesa in campo ha aperto finalmente le danze. Matrimoni lampo, separazioni infuocate, strategie e polemiche che riempiono l’agone elettorale stanno venendo a noia. Matteo Renzi alla fine si alleerà con i Dem? Che non ne vogliono sapere di ufficializzare un ticket con Italia Viva per paura che scappi Sinistra italiana, o farà correre sul serio il suo cavallo di razza Stefania Saccardi, per ora rimasta ai blocchi di partenza? E soprattutto cosa farà in caso di ballottaggio, considerando che altrove si è anche alleato con le Destre? I problemi sembrano essere i diktat romani: Elly Schlein non ne vuol sapere di litigare con Fratoianni che vede il Rottamatore come il diavolo in persona.

Anche il patto di non belligeranza tra Pd e Cinquestelle (soli piuttosto che con i nemici dei Democratici, leggi il Movimento 11 Agosto del rettore Tomaso Montanari) potrebbe venire meno dopo lo strappo pugliese, e indurre a ripensare anche il post 9 giugno in chiave diversa.

Tutti i sondaggi, su una cosa sono concordi: sarà ballottaggio tra Sara Funaro e Eike Schmidt.

In questa frammentazione di sinistra che preoccupa non poco i colonnelli del Pd e la candidatura all’ultimo tuffo delle destre, mancano però i temi. Delle Cascine, croce e delizia dei fiorentini, cosa se ne vuol fare? Se nessuno fino ad ora è riuscito sul serio nell’impresa di restituirle alla città? E dell’annoso problema sicurezza e degrado che scuote le coscienze perché coinvolge un tessuto sfilacciato, al di là delle canizze elettorali?

E il traffico da incubo? E gli affitti impossibili per quel ceto medio basso che poi rappresenta la vera pancia di un elettorato stanco anche delle urne? L’aeroporto a sinistra resta un tabù. Di nuova pista meno se ne parla meglio è. Aggiungiamo anche l’incompiuta perenne del carcere di Sollicciano che avrà poco appeal elettorale ma rappresenta lo specchio della civiltà di un Paese, o di una città. Mancano due mesi alla ‘prima’ ma di programmi nemmeno l’ombra. Anche se tutti giurano che le alleanze si costruiscono sui temi condivisi e non sulle poltrone assegnate o assegnabili. C’è da chiedersi se almeno adesso che i due poli sono più o meno schierati, con tutte le incognite ancora legate a Renzi-Del Re-Montanari-Cinquestelle, ed è fallita la chimera di spezzettare il centrodestra (Fdi ha fatto valere il suo peso), si metta davvero mano alla sostanza. Insomma qualcuno parla di silenzio. Come dare loro torto quando tale mancanza di parole riguarda argomenti che dovrebbero essere affrontati per migliorare le condizioni della città. Si parla invece tanto di personaggi e accordi, non di cose e progetti. E questo è il male di una campagna elettorale poco pratica che comporta la distanza tra cittadini e Politica. E, l’assenteismo alle urne.