REDAZIONE FIRENZE

Sgomberato il Mamma Napoli. Locale chiuso dopo la confisca. L’avvocato: "Gestori estranei"

Il blitz nell’immobile in piazza del Mercato Centrale: apparteneva a un pregiudicato calabrese. Il legale della società: "A casa dieci dipendenti, manca ancora la decisione della Corte dei diritti dell’uomo".

La confisca è stata confermata nel 2018 con una sentenza della Cassazione, e in questi sette anni il ristorante. è rimasto in attività

La confisca è stata confermata nel 2018 con una sentenza della Cassazione, e in questi sette anni il ristorante. è rimasto in attività

di Pietro Mecarozzi

Un blitz in pieno giorno, davanti agli occhi attoniti di turisti e dipendenti. È iniziato ieri mattina sul presto l’operazione di sgombero coordinate dalla Questura e condotte dalle forze dell’ordine e dalla polizia municipale per liberare l’immobile, sede dell’attività di ristorazione “Mamma Napoli“, in piazza del Mercato Centrale, di fronte al mercato di San Lorenzo.

Per l’immobile, l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata aveva emesso due ordinanze di sgombero. L’operazione è stato decisa in una riunione di coordinamento delle forze di polizia e le modalità operative sono state demandate a un tavolo tecnico presso la Questura, d’intesa con l’Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza, allargato alla presenza dei vigili urbani. Parte dell’immobile è stato destinato al Comune di Firenze con vincolo di reimpiego dei proventi per finalità sociali.

La confisca è stata confermata nel 2018 con una sentenza della Cassazione, e in questi sette anni il ristorante (a parte per un breve periodo di interruzione) è rimasto in attività. Nel mezzo ci sono due processi di fronte al tar del Lazio, della società che gestisce il locale e dalla proprietaria di uno dei due fondi in cui “Mamma Napoli“ è catastalmente diviso. In entrambi i casi, e in doppio grado di giudizio, le richieste sono state rigettate e le ordinanze di sgombero definite corrette.

Tutto nasce col decreto di confisca emesso dal Tribunale di Firenze il 23 marzo 2016 (confermato dalla Corte d’appello infine riconfermato in Cassazione): gli investigatori del centro operativo Dia di Firenze il 5 luglio 2018 avevano eseguito una misura di prevenzione patrimoniale nei confronti di un pregiudicato calabrese. L’uomo era stato, in passato, condannato per aver acquistato sostanze stupefacenti da soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta e precisamente alla ‘ndrina degli Arcoti, con sede nel quartiere Archi di Reggio Calabria.

La sezione misure di prevenzione del tribunale di Firenze, nel 2016, aveva disposto il sequestro e la confisca di tre unità immobiliari, un appartamento di pregio e due locali di tipo commerciale, in cui sono ubicati due noti ristoranti del centro di Firenze. Secondo le accuse dell’epoca l’uomo, dopo aver commesso i reati, sarebbe scomparso sul piano fiscale, cessando di presentare dichiarazioni dei redditi, e avrebbe "spogliato" l’intero nucleo familiare di tutti i beni ad esso riferibili. Il valore degli immobili sequestrati e confiscati era stato quantificato in oltre 2 milioni di euro.

"La società che gestisce il ristorante è del tutto estranea alla confisca – spiega il difensore della srl, l’avvocato Matteo Magnano –. in questo modo è stata bloccata un’attività che dava lavoro a dieci persone. Inoltre sulla confisca si deve ancora pronunciare la Corte europea dei diritti dell’uomo, alla quale ci siamo appellati".