GIOVANNI BALLERINI
Cronaca

Sergio Caputo, swing e ironia: "Il mio sabato italiano 40 anni dopo"

Il cantautore domani sera concerto al Tuscany Hall. "Ripropongo quei successi e nuove armonie vocali"

Sergio Caputo, swing e ironia: "Il mio sabato italiano 40 anni dopo"

Nell’aprile del 1983 usciva "Un sabato italiano", disco che ha fatto storia nella musica italiana. Questo album composto da canzoni che sembrano non invecchiare mai viene riproposto in concerto domani alle 21 al Tuscany Hall da Sergio Caputo e la sua big band per festeggiare i 40 anni del suo capolavoro swing, che non a caso la prestigiosa rivista Rolling Stone pone al 37° posto della classifica dei 100 dischi italiani di tutti i tempi. Sul palco, chitarra a tracolla, il cantautore nato a Roma nel 1954 sarà affiancato da Fabiola Torresi al basso, Alessandro Marzi alla batteria, Paolo Vianello al piano, Alberto Vianello e Lorenzo De Luca al sax e Luca Laboni alla tromba. "Non è la classica big band perché mancano gli archi, ma è una formazione analoga a quel settetto che ai tempi realizzò l’album. Anche dal vivo lo riproponiamo stando attenti ai minimi dettagli, tenendo conto anche del remake che c’è stato 10 anni fa – spiega Caputo -. Un po’ come ha fatto recentemente Donald Fagen che sta riproponendo il suo ’The Nightfly’ nei teatri".

Sergio, che concerto proporrà a Firenze?

"Faremo l’intero album e dei successi che sono venuti dopo, che il pubblico vuole sentire. Con il mio trio (con Fabiola e Alessandro) abbiamo aggiunto al repertorio delle armonie vocali che, quando il pubblico non se l’aspetta, escono fuori".

Il sabato è ancora un giorno magico?

"E’ il giorno più importante della settimana, in cui tutto diventa lecito, una via di sfogo. Ci si lascia andare in questo giorno della libertà in cui si può qualcosa di speciale, per concedersi quello che spesso ci si nega".

Anche a ritmo di swing?

"Avendo avuto la madre sarta, da piccolo stavo molto in casa dove disegnavo ed ascoltavo la radio, che in quel periodo proponeva molto le grandi orchestre, da Gorni Kramer a Xavier Cugat, a Duke Ellington con il loro swing. Una volta cresciuto, anche se amavo la new wave, mi misi a sperimentare nei club quelle sonorità e su quelle ritmiche ho raccontato le mie storie personali dell’epoca".

Nel frattempo si è trasferito in Francia?

"Quando tornai dalla California, abbiamo tentato di tornare a vivere in Italia, ma non mi sono ritrovato in questa Roma che sta cadendo a pezzi giorno dopo giorno e quindi con mia moglie e i miei tre figli di 6, 10 e 11 anni abbiamo deciso di trasferirci oltralpe dove sto riorganizzando, senza scordare l’Italia, la mia carriera".

Continua anche a scrivere libri?

"Mi piace molto. Nei ritagli di tempo sto realizzando il terzo, un libro di racconti, di esperienze particolari. Un po’ autobiografiche un po’ di pura fantasia".