Francesco
Vermigli
La passione per la giustizia e l’odio per le ingiustizie
è uno dei valori più belli del nostro tempo.
Un valore che i più giovani sentono ancora forte.
Proprio della giustizia parla il Vangelo di questa domenica (Matteo 13,24-43).
Gesù descrive il Regno
di Dio attraverso alcune parabole: il Regno di Dio è come un granello di senape, un seme piccolissimo, ma che dà una pianta robusta.
Il Regno di Dio è come il lievito che fa crescere la pasta in modo misterioso.
Il Regno di Dio è come un uomo che ha seminato nel campo il buon seme.
Ma presto il nemico
di quell’uomo semina la zizzania, l’erba che infesta il campo.
I servi di quell’uomo propongono di raccoglierla e bruciarla.
Ma quell’uomo li ferma: non capiti che assieme all’erba cattiva strappino anche l’erba buona.
Il nostro mondo è intrecciato di cose buone e di cose cattive.
Il senso della giustizia ci spinge a sradicare le cose cattive.
Ho imparato ad aver rispetto di questo senso grande della giustizia.
Ho imparato ad aver rispetto del grido dei poveri;
perché questo fa Dio nella storia di Israele e così anche agisce Gesù nella sua vita.
Ma qui Gesù ci invita anche all’attesa, ci invita ad aspettare il trionfo della giustizia.
Alla fine il suo Regno di giustizia trionferà.
Ma Dio tollera il male, perché nell’ansia di distruggerlo l’uomo non distrugga anche il bene.
Com’è accaduto nello scorso secolo: ideologie piene di slancio umano, che hanno lasciato dietro di sé solo deserto e strage e povertà. Così è invece il Regno di Dio: Regno di giustizia e di attesa.