LISA CIARDI
Cronaca

Scarpe sospese sui cavi elettrici: gli studenti spiegano il mistero

A Firenze è una "moda" che tutti vedono ogni giorno. Tante dicerie su quale sia il reale significato

Scarpe appese in strada (New Press Photo)

Firenze, 4 gennaio 2015 - C’è chi dice servano a segnalare dove acquistare droga. E chi, più banalmente, pensa si tratti di una moda giovanile, importata dai ragazzi dell’Erasmus. Sta di fatto che il trend dello «shoefiti», ovvero delle «scarpe volanti» appese a cavi telefonici e fili elettrici, sta inesorabilmente contagiando Firenze. Se iniziate a farci caso e a viaggiare con in naso all’insù, noterete scarpe ovunque: in Oltrarno, nella zona di piazza Gaddi, lungo l’asse della tramvia e ancora in pieno centro, da via Pietrapiana alle stradine intorno a piazza Santa Maria Novella.

Scarpe da ginnastica e da calcio, All Star e stivaletti da donna: l’intera gamma delle calzature è lì che dondola nel vento. Unico denominatore comune, la presenza di lacci, indispensabili perché le scarpe restino unite fra loro e quindi appese ai cavi. E qui scatta il secondo interrogativo, in aggiunta a quello, ancora irrisolto, sul significato dello «shoefiti»: com’è possibile lanciare un paio di scarpe fin lassù? Abbiamo provato a chiedere ad alcuni studenti e, ribaltando la prospettiva, la risposta non è difficile.

«Le scarpe non vengono lanciate quasi mai dal basso – ci hanno spiegato – ma calate dall’alto. Se ci fate caso, vicino al cavo al quale sono appese, c’è spesso una finestra. Vengono legate fra loro usando i lacci e quindi buttate sopra il cavo da lì, facendo cadere una scarpa per ciascun lato. Poi, con il tempo, il vento le sposta lungo il filo stesso». Così finiscono per dondolare proprio nel mezzo della strada, davanti agli occhi meravigliati di chi si trova a passare sotto in auto o a piedi. Spesso, sempre a detta dei ragazzi, la «finestra» dalla quale vengono lasciate cadere è abitata da ragazzi dell’Erasmus.

«Lanciano le scarpe quando se ne vanno e tornano a casa – spiega uno studente – per lasciare un segno della loro permanenza in città». Ma c’è anche chi conferma che le «scarpe volanti» servano a indicare dove si vende droga. «Vedendo in quali punti si trovano le scarpe pare si possano individuare le zone in cui si spaccia – ci spiegano – ma sinceramente non sappiamo bene come si faccia poi a capire dove comprare la droga».

Qualunque sia la spiegazione esatta, sicuramente la moda arriva d’Oltreoceano, come forma di espressione giovanile (il nome stesso deriva dall’unione delle parole «shoe», ovvero scarpa, e «graffiti»). Una sorta di street-art a base di calzature. Dagli Stati Uniti, l’usanza si è diffusa ormai ovunque, diventando persino, in Nuova Zelanda, una vera e propria pratica sportiva amatoriale. Sono nati siti, blog dedicati e tanti film citano ampiamente lo «shoefiti»: da «Sesso & potere» (1997) a «Big Fish» (2003). E mentre proliferano interpretazioni del fenomeno e vere e proprie leggende metropolitane, centinaia di scarpe continuano a volare. Anche a Firenze.