REDAZIONE FIRENZE

Salvini lancia il Carroccio: "In Toscana chi ci è vicino rischia il posto di lavoro"

Il vicepremier presenta la lista della Lega: "Malumori? Io guardo avanti. Difficile vincere qui, dove la sinistra comanda da anni. E Vannacci è un contributo".

Il vicepremier Matteo Salvini, al centro, fra. il segretario regionale Luca Baroncini e il vicesegretario federale Roberto Vannacci

Il vicepremier Matteo Salvini, al centro, fra. il segretario regionale Luca Baroncini e il vicesegretario federale Roberto Vannacci

Fioccano spillette di Alberto da Giussano tirate a lucido e rigorosamente cucite al petto. Non per il primo giorno di scuola, ma per la presentazione a Firenze delle liste della Lega alle regionali d’ottobre. La fine dell’inizio di un nuovo corso nel Carroccio toscano, quello della "vannaccizzazione" dei candidati appuntati dal generale e vice segretario federale, dopo l’investitura di Matteo Salvini a responsabile della campagna elettorale toscana. "Basta! La Toscana svolta a destra", lo slogan brevettato dal partito. Che non è quello del 20% del 2020 con la zarina Susanna Ceccardi candidata governatrice della coalizione, ma quella forza politica che brama il ribaltone in Toscana sostenendo il sindaco FdI di Pistoia Alessandro Tomasi. Possibilmente arrivando il 12 e 13 ottobre davanti a Forza Italia per imporsi come seconda forza della coalizione.

"Dura vincere in una regione che è in mano ai ‘compagni’ di sinistra da 55 anni - ammette Salvini, prima di suonare la carica -, ma ci proveremo forti di liste competitive e con il valore aggiunto di un toscano come Vannacci". La strategia è chiara: "Stanare voti porta a porta - promette il segretario regionale Luca Baroncini - per battere una sinistra che si è insinuata nei gangli di potere". E magari sfruttare il bottino delle 500mila preferenze che il generale ha incassato alle Europee e usarle per generare un effetto propulsivo alla Lega. Solo che le scelte del generale hanno creato malumori costanti alla classe dirigente uscente in Regione. Come l’uso del listino bloccato per blindare il fedelissimo Massimiliano Simoni, capolista anche a Lucca. Sbarrando la strada all’altro Massimiliano, Baldini, nello stesso collegio. Alla vigilia, ha fatto rumore la ritirata di Giovanni Galli (4.400 preferenze nel 2020). Il motivo? Tommaso Villa, ex PdL e vicino alla famiglia Verdini, capolista nel collegio di Firenze 1 (città) al posto dell’ex portiere viola. "Apprezzo e stimo tutti ma guardo avanti - così spegne l’incendio in casa Salvini -. Non mi sono mai tirato indietro in vita mia, anche nelle battaglie più difficili. Ognuno è libero di fare le sue scelte, non siamo una caserma".

Lo stesso altolà suonato da Ceccardi a Vannacci prima della chiusura delle liste. Il vice premier tira dritto: "C’è tanta gente che entra e qualcuno che può prendersi un po’ di riposo. Tornerà più forte di prima quando tornerà dalla pausa". Chi non proverà a fermarsi è Elena Meini, la capogruppo uscente, a cui è andato il ringraziamento del segretario regionale Luca Baroncini "per il lavoro e l’impegno in 5 anni di consiliatura". Ballerino il seggio di Pisa per Meini, meno sicuro di quello di Firenze. A chiudere la querelle interna sulle liste è stato l’eurodeputato: "Nessuno è stato escluso, tutti avevano possibilità di correre. Ricordo che candidarsi non è né un premio né una rendita di posizione, ma una responsabilità e un impegno, forse anche un dovere. Qualcuno ha preferito non farlo. Liberissimo, ma noi andiamo avanti per il bene della Toscana".

Francesco Ingardia