Tempi lumaca nelle Rsa, un invalido a Milano: "Per tornare a Firenze servono 23mila euro"

Giuliano, 87enne fiorentino, non vede da anni i familiari in città. Per un letto con la partecipazione alle spese del pubblico servono mesi. Intanto dovrebbe pagare di tasca sua la retta. Ma non ha risparmi

Un anziano assistito in una Rsa. La storia di Giuliano è comune a quella di molti altri

Un anziano assistito in una Rsa. La storia di Giuliano è comune a quella di molti altri

Firenze, 19 novembre 2022 - Sono i ricordi degi anni verdi della gioventù in una Firenze dai colori sgranati, ancora con i graffi della guerra sulle ginocchia impolverate, a tenere strette in uncorridoio immaginario di memorie e affetti le mani di Giuliano, 87 anni, costretto dai mali del tempo su di una sedia a rotelle in una casa di riposo a Milano e di Teresa, la sorella amata, che vive a Sorgane e di anni ne ha due in più, 89, ed è invalida.

L’abbraccio proibito è figlio sì della distanza, anni luce impossibili da colmare quando non ci sono più le gambe non ci sono più, ma anche, soprattutto, dei risparmi che non ci sono, di quei soldi che consentirebbero a Giuliano di tornare nella sua Firenze, da cui manca da più di mezzo secolo, e trovare un letto in una Rsa vicino alla sorella. Troppi quei ventimila e più euro che i tempi per la collocazione in una struttura con l’assistenza garantita dai soldi pubblici richiederebbero.

La storia da capo. Giuliano, classe 1935, dopo l’alluvione del ’66 si traferisce a Milano per lavoro. Prima fa il calzolaio, poi fa un salto in più e apre un negozio di scarpe. E’ in Lombardia che conosce quello che sarà l’amore della sua vita. Una signora vedova con la quale decide di andare a convivere. Non si sposaranno mai e non avranno figli insieme.

Nel 2016 lei muore, lui - con l’anima distrutta - resta per qualche tempo in casa poi, già invalido al 67% si rende conto di non essere più autosufficiente. Così entra in una residenza sanitaria assistita pagando la retta con i risparmi: 76 euro al giorno, più il deposito cauzionale di una mensilità. Scesi i risparmi sotto i 5.000 euro, a marzo del 2020 viene accolta la domanda di compartecipazione del Comune di Milano: della pensione di 670 euro il comune gliene lascia 120 al mese per le piccole spese (ricaricare la tessera del bar interno, il telefonino, qualche caramella) mentre 550 servono per sostenere una parte della retta che le istituzioni non coprono.

Ma a Milano Giuliano è solo, con i macigni sul cuore. Da tre anni non vede la sorella Teresa che non può muoversi da Firenze. Alle esigenze dell’anziano pensa uno dei nipoti che ogni tre settimane sale nel capoluogo lombardo per visitare lo zio e portargi lo stretto necessario (vestiti e altro). Viaggi lampo, almeno 150 euro a trasferta per un’ora a visita, tempo massimo)

I parenti si attivano per cercare di trasferirlo almeno in una Rsa Toscana. Perché l’operazione vada in porto, ovviamente con la compartecipazione di un Comune locale, è necessario che Giuliano prenda la residenza (30 giorni di tempo) e poi chieda il sostegno. La richiesta sarà in prima istanza respinta perché manca il requisito dei 24 mesi di residenza. Servirebbe fare quindi ricorso: se va bene comunque servirebbero come minimo 6 mesi e i parenti dovrebbero accollarsi per il periodo la retta intera, pari a circa 3.300 euro, che moltiplicata per sette mesi fa circa 23mila euro. Se va male non solo c’è comunque la maxi spesa da sostenere, ma va perduto pure il posto a Milano.

Risultato: se non si sblocca qualcosa Giuliano resta dov’è. Solo. "Mio zio è ostaggio della burocrazia che porta un uomo a concludere la sua esistenza da solo. – si sfoga il nipote – Ci sono regole farraginose. E con l’aumento dell’età media e le famiglie sempre più piccole questi problemi aumenteranno".

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