
di Giulio Aronica
Il sorriso spensierato dell’Italia che fu. "That’s amore" è l’omaggio del Balletto di Siena al miracolo economico del Belpaese, raccontato sulle note delle più belle e celebri canzoni italiane dagli anni ‘30 ai ‘70. Lo spettacolo - in scena domani (ore 21,15, costo biglietto 15 euro) al Teatro Romano di Fiesole nell’ambito del programma dell’Estate Fiesolana - è un cocktail dal sapore vintage, sospeso tra comicità e nostalgia, ironia e romanticismo.
Batticuori, risate e lacrime che la regia sapiente del maestro Marco Batti riesce a dosare attraverso l’accuratezza della sua ricerca drammaturgica e coreografica, accompagnata dal movimento carico di eleganza e passione del Balletto di Siena, la compagnia da lui fondata nel 2012 che conta elementi provenienti da tutto il mondo, con più di venti produzioni al suo attivo. Le voci indimenticabili di Mina, Celentano, Gino Paoli, Dean Martin e tanti altri lasciano al pubblico l’impressione di trovarsi in una sala da ballo di quegli anni, mentre il corpo di ballo, indossando abiti liberamente ispirati a quel periodo, si muove sulle note dei classici del nostro repertorio musicale: da "Nel blu dipinto di blu" a "Tintarella di Luna", da "Il ballo del mattone" a "Stasera mi butto", fino a cult internazionali come "Buonasera" e "That’s amore", gli spettatori potranno riassaporare il sapore della propria gioventù.
Le coreografie di "That’s amore" celebrano un’Italia felice, semplice e dinamica, alternando sapientemente storie di grandi amori ad avventure giovanili dal sapore più ribelle, in un crescendo di sentimenti ed emozioni che raggiungono l’apice sulla melodia del brano finale che dà il titolo allo spettacolo.
Un inno alla vita pieno di amore, energia e speranza, che farà sognare i più piccoli e cullare il pubblico meno giovane tra i ricordi della propria infanzia. Il programma del festival proseguirà martedì 5 con il concerto dei "The Pilgrim Academy Singers", diretti da Gianni Mini, e giovedì 7 con il "Don Chisciotte" interpretato da Tullio Solenghi e Riccardo Bologna per la regia di Sergio Maifredi.