Firenze, 30 novembre 2024 – "Siamo di fronte ad un caso inequivocabile di incompatibilità con la carica di consigliere comunale e pertanto, sulla base di quanto disposto dall’articolo 63 comma 1, numero 2 del Tuel, il dottor Fabio Giorgetti non può mantenere il doppio incarico". Un parere legale pro veritate lungo 15 pagine, in punta di diritto e infarcito di precedenti giurisprudenziali tra Consulta, Cassazione e Corte dei Conti, giace protocollato e depositato presso la segreteria generale di Palazzo Vecchio e la prefettura. Tecnicamente, una ’controinteressata’ ora di pubblico dominio in Comune, restituita in data 5 novembre da una coppia di avvocati fiorentini - il professor amministrativista Mario Pilade Chiti e Fabio Orlando - su impulso della prima tra i non eletti (in quota Pd) nel Salone de’ Dugento: Patrizia Bonanni. La prima a scattare in caso di dimissioni del consigliere convintamente gianiano eletto lo scorso 9 giugno tra le fila dei dem se e una volta acclarata l’incompatibilità della carica elettiva con quella di presidente del cda e rappresentante legale di Toscana Energia spa su indicazione dell’assemblea degli azionisti del 19 settembre scorso. Una verifica, quella chiesta da Bonanni, incardinata all’interno del "quadro normativo vigente" - distante quindi dai profili di opportunità politica, già sollevati a tempo debito dai consiglieri Palagi (Sinistra Progetto Comune) e Cecilia Del Re (Firenze Democratica), peraltro vicina a Bonanni stessa, si racconta - per dimostrare un cortocircuito nella dinamica ’controllore-controllato’.
Ebbene, secondo gli avvocati Chiti e Orlando, "la posizione del Giorgetti ricade esattamente" nella fattispecie prevista dall’articolo 63 del Testo unico degli enti locali, nella misura in cui sancisce l’incompatibilità con la carica di consigliere "l’amministratore che ha parte, direttamente o indirettamente, in servizi nell’interesse del Comune". Per imbattersi in tale fattispecie "basta dunque che un amministratore abbia “parte“, anche “indiretta“ - si legge scorrendo il parere -, in una società che presta servizi nell’interesse del Comune. Nel caso in esame, il dottor Giorgetti riveste addirittura la posizione apicale di Toscana Energia, società che presta il “servizio“ (per di più, essenziale) di gestione della rete di distribuzione del gas nel territorio comunale". Da elefante nella stanza, agiscono anche gli 80mila euro l’anno sotto forma di emolumenti percepiti da Giorgetti in qualità di presidente della partecipata potenzialmente ballerini la cui "corresponsione" sarebbe vietata in base alla legge 296 inserita nella finanziaria del 2007. Ma mentre l’agenda di Giorgetti resta fitta di incontri conoscitivi con i sindaci dei 101 Comuni serviti da Toscana Energia, in prefettura sono attesi i plichi dalla segretria generale e dalla presidenza del consiglio comunale in capo a Cosimo Guccione, propedeutici alla stesura del parere formale dopo l’istruttoria aperta dal deposito di un esposto.
Questione di giorni e la vicenda tornerà alla ribalta della cronaca politica: nella capigruppo di due giorni fa il caso non è stato sollevato perché non all’ordine del giorno. Ma nulla vieta che non lo sia nel prossimo. Nel frattempo la commissione controllo presieduta da Bambagioni (Lista Schmidt) segue attentamente gli sviluppi lato prefettura. Nel Pd fiorentino spira una brutta aria, perché il rischio che l’assemblea consiliare sia chiamata ad esprimersi sulle possibili dimissioni di Giorgetti registrato il parere prefettizio è concreto. Incombe così lo scenario di una spaccatura interna e di una conta spietata generata dal voto segreto tra favorevoli e contrari.