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Ricorso per fermare i lavori. La Fiorentina dal giudice: "Mancheranno incassi fino a 13 milioni di euro"

L’istanza cautelare d’urgenza sarà ora valutata dal tribunale di Firenze. Le motivazioni sono quelle messe nero su bianco nella lettera di Commisso.

Ricorso per fermare i lavori. La Fiorentina dal giudice: "Mancheranno incassi fino a 13 milioni di euro"

FIRENZE

Lo aveva annunciato. E alla fine è passata alle vie di fatto. La Fiorentina ha depositato un ricorso d’urgenza al tribunale di Firenze per chiedere lo stop ai lavori del Franchi. Il motivo: tutelarsi, intanto, dai mancati incassi sul fronte diritti televisivi, biglietteria e sponsor. Tutti o quasi derivanti dall’incertezza che, secondo la società viola, aleggia sui lavori di restyling dello stadio. Ma soprattutto chiedere l’alt dei cantieri. Dietro il ricorso ci sono, in buona sostanza, le stesse ragioni messe nere su bianco nella lettera inviata dal club nei giorni scorsi a Palazzo Vecchio nella quale si intimava lo stop ai lavori. La procedura a cui ha fatto ricorso la società è quella consentita dall’articolo 700 del codice di procedura civile che dà facoltà, a chi si senta minacciato da un pregiudizio ’imminente e irreparabile’ di ricorrere al giudice con un provvedimento d’urgenza in attesa del processo ordinario.

Dopo che il ricorso è stato presentato in tribunale, il giudice verificherà se esistano i requisiti per l’istanza d’urgenza. In caso positivo fisserà in breve tempo l’udienza di comparizione delle parti, il club notificherà quindi il ricorso al Comune. Ma di che cifre si parla? Il danno che il dg della Fiorentina, Alessandro Ferrari, aveva menzionato nel corso del suo intervento alla settima Commissione Cultura e Istruzione del Senato, era quantificato tra i 9 e i 13 milioni annui preventivato per la prossima stagione a causa del cantierone apparecchiato dentro al Franchi.

La nuova convenzione siglata tra Comune e società infatti prevede che la capienza massima dello stadio, durante i lavori, sia di circa 22mila spettatori contro i circa 34mila attuali. Troppo pochi per consentire l’afflusso di cassa a cui la società è abituata. "In questa situazione di totale incertezza – aveva scritto nei giorni scorsi la società al Comune – la scelta dell’amministrazione di iniziare comunque i lavori appare una decisione del tutto irrazionale e gravemente lesiva degli interessi della Fiorentina. Si rammenta che nell’ambito dei rapporti contrattuali esistenti con la Fiorentina, il Comune di Firenze ha l’obbligo ex lege di esecuzione in buona fede e comporta precisi obblighi di avviso e di informazione, oltre all’obbligo fondamentale di improntare il proprio comportamento alla diligente correttezza, alla prudenza e alla solidarietà contrattuale, in modo da salvaguardare e non pregiudicare gli interessi dell’altro contraente. In senso contrario a tale aspettativa, l’amministrazione sta invece assumendo consapevolmente il rischio di esiti disastrosi che verrebbero a gravare principalmente, se non esclusivamente, sulla Fiorentina".

L’incognita più grossa per la società, al momento, è legata alla copertura di circa 90 milioni di euro per completare il progetto. Palazzo Vecchio, dalla sua, ha la mossa del governo che a maggio ha restituito 50 milioni inizialmente definanziati, da utilizzare per progetti di rinascita delle periferie. Progetti che, finanziati dal governo, potrebbero così ’liberare’ risorse per lo stadio. Nardella aveva rilanciato l’idea di un possibile accordo con la Fiorentina e le istituzioni per trovare i fondi mancanti. Commisso però si era infuriato. A sbrogliare la matassa dovrà pensare la prossima giunta. Sarà la sua prima patata bollente.

Claudio Capanni