
Rav Levi con il sindaco Nardella
Firenze, 6 luglio 2017 - A 71 anni Joseph Levi ha terminato il suo incarico come rabbino capo di Firenze e Siena. Il Consiglio della Comunità sta ora cercando il nuovo Rabbino capo e in attesa della formalizzazione della nuova nomina, è stato designato un Rabbino di riferimento, in accordo con lo statuto delle Comunità ebraiche, nella persona di Alberto Sermoneta, attuale rabbino capo di Bologna. Di fatto è il rabbino di Siena Crescenzio Piattelli, con il cantore di Firenze Umberto Forti, a garantire l'amministrazione del culto ora che Levi ha lasciato. Quando Joseph Levi assunse l'incarico di rabbino capo e arrivò in Toscana aveva 50 anni.
Raggiunse la Città del Fiore dopo l'estate del 1996 e non mancò di rilevare un elemento di fiorentinità nella sua storia personale che, per considerazioni familiari e geografiche, era più legata a Torino: "Nel 1968 – raccontò - eravamo in quattro in un taxi che ci portava da Gerusalemme ad Hebron, per andare a pregare sulla tomba di Abramo. Sul taxi oltre a me, allora studente di filosofia, c'erano il professor Giorgio La Pira, mio padre Leo Levi, e un esponente del partito democratico radicale. Siamo arrivati ad Hebron dove ci ha raggiunti il sindaco. Eravamo allora in cinque e non dieci come richiede la tradizione ebraica per considerare la preghiera una cerimonia pubbica. Ricordo quello che disse al ritorno La Pira: "Una rondine non fa la pace, ma quattro colombe possono fare già qualcosa".
E Levi ha lavorato molto come colomba diventando un riferimento e un interlocutore autorevole misurandosi con intelligenza con la Chiesa e le confessioni cristiane, la Comunità islamica, le istituzioni. Levi ha sempre mantenuto aperti i canali di dialogo e il suo mandato si è svolto nella stagione di passaggio dalla guerra fredda al post '89 fino all'emergere dei radicalismi e degli egoismi nazionali di cui le polemiche sui migranti sono spesso espressione.
“Grazie al contributo del Rabbino Levi nel periodo del suo mandato in questi anni molto è stato fatto verso le altre confessioni religiose e nel rapporto con la città – ha scritto Dario Bedarida, presidente della Comunità ebraica di Firenze, a nome di tutto il Consiglio - E' per la Comunità importante essere parte della Città e che la Città senta la Comunità parte di sé e questo ci rende orgogliosi. Simbolo di questo rapporto è stata l'assegnazione dell'onorificenza del Fiorino d'oro a Rav Levi”. Bedarida rileva come dal '96 “sia cambiata molto la società ed altrettanto la Comunità Ebraica in un percorso teso a superare le difficoltà personali e collettive, a crescere interiormente e religiosamente, ad imparare, a svilupparsi come entità”.