Ramadan, cresce il numero di bambini della primaria che non mangiano a mensa. I presidi: “Prima non succedeva”

Fino a qualche anno fa il mese di digiuno veniva introdotto dalle famiglie di fede islamica a partire dalla secondaria di primo grado. Spazio per pregare al Buontalenti. Situazione in stand-by al Marco Polo. Il preside: “La preghiera non può interrompere la didattica”

Sempre più bambini della primaria saltano il pranzo per il Ramadan

Sempre più bambini della primaria saltano il pranzo per il Ramadan

Firenze, 13 marzo 2024 - Sempre più bambini della primaria osservano il Ramadan. Se fino a qualche anno fa il mese di digiuno solitamente non riguardava i bambini, ma veniva introdotto dalle famiglie di fede islamici a partire dalla secondaria di primo grado, negli ultimi tempi sono sempre di più i genitori della primaria che chiedono che i loro figli non mangino a mensa per tutto il nono mese del calendario islamico, durante il quale appunto viene praticato il digiuno dall'alba al tramonto. “Ammetto di esser rimasto un po’ perplesso di fronte alla richiesta di alcuni genitori del comprensivo Verdi, di cui sono reggente - fa sapere Osvaldo Di Cuffa, preside titolare all’Iis Sassetti-Peruzzi. Si tratta di bambini di 8-9 anni, che già osservano il Ramadan. Onestamente, in passato alla primaria non accadeva. Detto questo, noi rispettiamo le scelte delle due-tre famiglie in questione e non facciamo mangiare i bambini a pranzo. Ma ciò crea un po’ di problemi alle maestre dal punto di vista della socialità, dato che alcuni alunni devono di fatto guardare i compagni che mangiano. Ma noi non possiamo fare altrimenti, perché in quel momento non possiamo garantire la sorveglianza in un altro spazio”. Al comprensivo Beato Angelico ci sono perfino bimbi dei primi anni della primaria che stanno osservando il digiuno. “Richieste di far saltare il pranzo durante il Ramadan le abbiamo sempre avute, anche alla primaria. Forse, però, non da parte di famiglie con figli in prima e seconda elementare - dice la preside, Paola Mannara -. Abbiamo suggerito ai genitori che ne hanno la possibilità di venire a prendere i bambini per poi riportarli a scuola una volta terminata la pausa dedicata alla mensa. Solitamente, le famiglie musulmane preferiscono far così, altrimenti l’unica alternativa è non far mangiare questi bambini, mentre però gli altri compagni consumano normalmente il loro pasto”. Parla di “fenomeno in aumento” anche il preside del comprensivo Barsanti, Marco Menicatti: “Chi non torna momentaneamente a casa siede comunque in refettorio con la classe. Il problema è che in questo periodo i bambini che osservano il Ramadan sono spesso assonnati e irascibili. Non è facile per le loro maestre”.

Per quanto riguarda le superiori, ecco che nella succursale dell’alberghiero Buontalenti è stato accordato uno spazio per pregare a tre studentesse che ne hanno fatta richiesta. Per ora nessuna domanda in tal senso al Sassetti-Peruzzi, “ma se dovessero emergere necessità come sempre verremo incontro ai bisogni dei nostri alunni. Lo scorso anno ad esempio individuammo una stanza per pregare”, dice il preside Di Cuffa. Nella scuola di Novoli, sono diverse decine gli studenti e le studentesse che fanno il Ramadan. Per il momento, nessuna richiesta anche all’Itis Da Vinci, dove in passato è capitato di “ripensare il periodo delle gite per venire incontro ai ragazzi musulmani”, ricorda il dirigente, Marco Paterni. Confronto in corso, infine, al Marco Polo, dove lo scorso anno scolastico era stata individuata una piccola aula per pregare. “La rappresentante d’istituto mi ha fatto la richiesta da parte di alcune studentesse - fa sapere il preside, Ludovico Arte -. Un anno fa abbiamo concesso lo spazio, a patto però che la preghiera avvenisse durante la ricreazione e non in orario didattico. La scuola è laica e va sempre ribadito. Stavolta però la richiesta è di poter pregare anche mentre c’è lezione, ma per me questo non è corretto. Pertanto, le ragazze ne riparleranno tra di loro per vedere di trovare un punto d’incontro. La disponibilità a concedere lo spazio c’è, ma la preghiera non deve interrompere le lezioni”.

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