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Cronaca

Ramadan dei bambini, l’imam di Firenze: “Lo seguono per dimostrare di essere grandi. Al primo posto la salute”

Izzedin Elzir: “Nessuno può essere obbligato al digiuno. È un atto strettamente personale”. Gli orari delle preghiere possono essere concordati col preside o col datore di lavoro

L'imam Izzedin Elzir

L'imam Izzedin Elzir

Firenze, 15 marzo 2024 - “Sono i bambini che vogliono digiunare per emulare i grandi e dimostrare che sono in grado di fare il Ramadan. Ci sono famiglie che vorrebbero attendere l’età della pubertà, ma i bambini desiderano imitare i genitori. Io stesso facevo così, mentre la mia mamma non voleva che digiunassi da bambino, perchè farlo è realmente duro”. A parlare è l’Imam di Firenze, Izzedin Elzir.

“Al primo posto c’è la salute. L’Islam sottolinea sempre la sacralità della vita. Pertanto, non devo digiunare se metto in pericolo la mia esistenza. Il digiuno è il principale atto di fede verso Dio, ma in certe particolari situazioni si può non fare. Ad esempio, una donna al quinto mese di gravidanza è stata invitata dal medico a non seguire il Ramadan. Mi ha telefonato e io ovviamente le ho detto di seguire la prescrizione della dottoressa, per il bene del nascituro”. Izzedin ripete più volte che “il digiuno è una festa per i musulmani, che lo attendono per tutto l’anno. Se non tutti pregano, il digiuno viene invece osservato dalla maggioranza”.

Ci sono degli adolescenti però che lo osservano malvolentieri.

“Rientra nella normalità. Certo, ci sono ragazzi che non fanno il Ramadan. La fede non deve essere una imposizione e nessuno può essere obbligato al digiuno. Solo il singolo può sapere di aver rispettato o no il digiuno. È un atto strettamente personale”.

Conferma che ci sono sempre più famiglie che fanno fare il Ramadan anche ai figli che frequentano le elementari?

“Sì, ci sono bambini che dai 6 anni in su fanno il Ramadan. Come dicevo, in molti casi prevale la voglia di far vedere che si è grandi. Le famiglie vogliono una vita sana e tranquilla per i loro figli. Quindi, non tutte concordano nell’iniziare col digiuno da piccoli”.

Come si concilia il Ramadan con il lavoro?

“Deve decidere la persona stessa. Certo, quando il lavoro è particolarmente gravoso, diventa difficile digiunare. Penso a chi fatica nei campi, sotto il sole. Ribadisco che per prima cosa c’è la salute. Ad ogni modo, la stragrande maggioranza dei lavoratori fa il Ramadan e i propri capi vengono incontro alle esigenze dei dipendenti musulmani. So che nell’edilizia e nelle concerie molte aziende concordano coi lavoratori di entrare alle 6 invece che alle 8 di mattina. Gli imprenditori accolgono le richieste. Sanno bene che un lavoratore rispettato dà di più”.

Per motivi di lavoro o di didattica, ci può essere un po’ di elasticità riguardo agli orari delle preghiere? Ci sono presidi che non vogliono che i propri alunni si assentino per pregare quando c’è lezione.

“E’ giusto. Bisogna pregare cinque volte al giorno. Ma si può ritardare di mezz’ora. La prima preghiera è prima che sorga il sole, alle 5,10. La seconda alle 12,30. La terza alle 15,30, la quarta alle 18,20 col tramonto del sole. E la quinta alle 19,30. La preghiera della mattina va fatta prima che sorga il sole. Per le altre, si può trovare un accordo col dirigente o il datore di lavoro”.