
Firenze, 19 settembre 2023 – Non si ferma l’ondata di raid in appartamento. L’ultimo caso sabato mattina in un’abitazione di San Jacopino che è stata visitata dai ladri. Ma oltre al danno c’è anche la beffa. E stavolta riguarda tutti. È quella psicologica: la paura che, prima o poi, tocchi anche alla nostra abitazione. È successo anche a Carmen Gagliardi, stavolta a Novoli, piscoterapeuta psicologa clinica e giuridica, esperta in criminologia, che si è trovata suo malgrado dall’altra parte della scrivania, provando sulla propria pelle le dinamiche che innesca un evento del genere.
Dottoressa, partiamo dall’inizio: lei è una delle sfortunate che ha ricevuto quella telefonata, peraltro mentre si trovava a un migliaio di chilometri da qui. Qual è stata la Sua reazione immediata?
"Ha generato in me rabbia, disgusto e una primordiale sensazione di impotenza per non avere la situazione sotto controllo. Il salto successivo è stato quello di fare ritorno a casa per avere almeno un’idea più reale dell’entità del danno".
Arrivare a casa, vedere armadi e cassettiere trafugate, le sue cose toccate da sconosciuti e sparse. Cos’ha provato?
"Sono stata colta da una sensazione di angoscia, invasione, violenza, sconfinamento nella sfera personale. La profanazione di un luogo che per te è sacro. La casa rappresenta un’estensione della persona. La constatazione che occhi e mani indiscrete avessero guardato e toccato senza ritegno il mio mondo faceva aumentare sempre più rabbia, disgusto e amarezza. La scena davanti ai miei occhi era di devastazione, tutto era stato messo a soqquadro, senza un ordine".
C’è una fase dell’elaborazione? "A primo impatto avverti l’incredulità e dici ‘non è possibile’. La rabbia necessita di diventare energia costruttiva. Senti la necessità di ristabilire un nuovo equilibrio, senti che devi fare qualcosa. Rimettere mano tra le mie cose mi ha permesso di ristabilire un contatto riprendendo a sentire il mio mondo. Con calma mi sto dando il tempo di riflettere sull’accaduto tenendo conto dei vissuti che si alternano. Gli eventi traumatici hanno bisogno del loro tempo di elaborazione".
Nel suo caso sono saltati da una portafinestra adiacente nel balcone, a un piano alto, rompendo il vetro. Cosa spinge un malvivente a rischiare la vita per entrare in una casa dove potrà ricavare al massimo qualche centinaio d’euro?
"Rubare per avidità cercando il possesso immediato del denaro e di oggetti di valore monetizzabili, cercando appunto il proibito. Questo sembra essere il movente principale che spinge il ladro a farne una vera professione. A ciò bisogna aggiungere la tensione del furto che genera adrenalina e piacere al punto da diventare una dipendenza. L’eccitazione fisiologica del prima, durante e dopo il furto innesca un forte stato di piacere emotivo nei processi cognitivi del ladro".
Carlo Casini