LUCA SCARLINI
Cronaca

Ragazze-squillo. Il linguista parte dalla cronaca e arriva a un fenomeno di costume. Il grande uso delle parole onorevoli

Bruno Migliorini il 12 gennaio 1954 e il 14 novembre del 1953 su "La Nazione" introduce il significato di prostituzione via telefono. Per poi arrivare al senso di "glamour", incantesimo.

Ragazze-squillo. Il linguista parte dalla cronaca e arriva a un fenomeno di costume. Il grande uso delle parole onorevoli

Ragazze-squillo. Il linguista parte dalla cronaca e arriva a un fenomeno di costume. Il grande uso delle parole onorevoli

RAGAZZE-SQUILLO

Un anno fa, i giornali degli Stati Uniti erano pieni degli scandali suscitati dalla scoperta a New York di un’organizzazione di callgirls. Ora in Italia sono apparse alla ribalta dell’opinione pubblica le ragazze-squillo. Inchieste e processi ci faranno (forse sì, e forse no) sapere se questo nome esisteva già da qualche tempo nel gergo del mondo equivoco milanese: a occhio e croce ci sembra si tratti di un calco dell’espressione inglese. La quale si teneva sulle generali, perchè call può voler dire "chiamare in generale" oppure "chiamare per mezzo del telefono": tant’è vero che prima delle equivoche callgirls c’erano degli innocentissimi callboys con la funzione di paggi d’albergo, pronti ad accorrere a un suono di campanello. In italiano la comunicazione telefonica è stata in questo caso indicata per mezzo di quella fra le molte azioni con concomitanti che più imperiosamente richiama l’attenzione. Non si sarebbe potuto dire ragazze-telefono o addirittura, con un prefissoide di stile Novecento, fonoragazze, proprio perchè la prima idea che queste parole avrebbero indebitamente suscitato sarebbe stata quella delle centraliniste telefoniche. D’altra parte, per esprimere le idee che si riferiscono all’amore socialmente riprovevole gli uomini dacchè mondo è mondo (stavo per dire dacchè mondo è immondo) hanno sempre avuto una particolare ingegnosità nel cercare parole nuove, con lo scopo di far capire di che si tratta senza dirlo crudelmente: "Non costa nulla diceva La Fontaine chiamar le cose con parole onorevoli". Sono molte così non solo le locuzioni che sottintendono senza dire (una di quelle), ma espressioni che portano l’uditore o il lettore al concetto a cui si mira attraverso una rapida concatenazione di pensieri: "Una donna di molto buon cuore" o "di grande filantropia", " una Maddalena non ancora pentita", "una che per vivere deve ricorrere alla propria bellezza e così via. C’è un rischio in questa ricerca di eufemismi: che la volgarità del significato proprio inesecrabilmente emerga di sotto al velo, e dopo un certo tempo renda il vocabolo così triviale da non essere più pronunziabile tra gente per bene. Si pensi al significato primitivo di uno qualsiasi dei nomi che indicavano "quelle signore (p. es. cortigiana o mondana o traviata) e si vedrà che in origine era almeno letteralmente, presentabilissimo. In francese si è arrivati al punto che per dire "ragazza " non si può dire " figlia" (fille) ma bisogna dire "giovane figlia (jeune fille), perchè la parola semplice si è insudiciata. Non che manchino le possibilità di recupero: sappiamo dal Digesto che amica nella tarda latinità aveva preso un significato ancora più deplorevole che concubina, eppure la parola è guarita o per lo meno si è salvata. Siccome c’è telefonata e telefonata, e squillo e squillo, è ancora lecito sperare che gli scandali delle fanciulle volanti milanesi non impediscano alla parola squillo di continuare regolarmente a servire anche a scopi non illeciti.

GLAMOUR

Prezzolini ci ha detto nella "Nazione" di ieri che cosa è il glamour delle bellezze americane. Parola intraducibile, si aggiunge di solito. Ma forse, dopo aver visto l’etimologia della parola, e altri vocaboli che presentano cambiamenti di significato paralleli, si potranno trovare parole che le corrispondono da vicino. Glamour è non ve ne meravigliate un’alterazione di grammatica. Il nome della grammatica e quello dei grammatici ha avuto nel Medioevo fortune assai varie: ora hanno preso valore spregiativo (pedanteria e simili), talvolta, invece, favorevole (D’Annunzio usa ringrammatichito per "rincivilito"). Una delle vie prese dal vocabolo è tipicamente rappresentata dalla parola francese grimoire, che vuol dire " libro di stregoneria": si era partiti dall’idea di "libro scritto in latino" (e perciò in comprensibile al volgo), arrivando a quella di libro scritto con segni misteriosi, cabalistici. Si pensi, del resto, che nell’italiano antico i caratteri o le carattere voleva similmente dire "segni magici". In Scozia la parola prese la forma di glamour o glamer, e il preciso significato di " incantesimo".