ROSSELLA CONTE
Cronaca

Quell’incrocio maledetto: "La città è una giungla. Una distrazione è fatale"

Nel 2004 Gabriele Borgogni perse la vita nello stesso punto travolto da un ubriaco. La sorella Valentina: "Alla guida anche selfie e dirette, servono pene più dure...".

Quell’incrocio maledetto: "La città  è una giungla. Una distrazione è fatale"

Quell’incrocio maledetto: "La città è una giungla. Una distrazione è fatale"

"Pene più severe e maggiori controlli per fermare chi ha comportamenti scorretti alla guida". Valentina Borgogni (nella foto), a poche ore dall’ennesimo incidente mortale, è scossa. Diciannove anni fa, proprio all’incrocio tra lungarno Colombo e via De Sanctis, travolto da un conducente che guidava sotto l’effetto di alcol, perse la vita suo fratello Gabriele, divenuto poi il nome dell’omonima associazione che si batte per aumentare la sicurezza sulle strade. Da allora Valentina sta dedicando la sua vita al tema, organizzando eventi e andando incontro alle famiglie che hanno perso una persona cara.

A distanza di 19 anni, un altro incidente mortale nel punto in cui morì Gabriele

"Fa davvero male sapere che proprio a quell’incrocio maledetto è morta un’altra persona. Nemmeno le telecamere che sono state installate sono riuscite ad evitare un’altra vittima".

Due morti in una settimana. Cosa sta succedendo a Firenze?

"Il problema è uno: il comportamento scorretto delle persone. La strada è una giungla e gli automobilisti sottovalutano i rischi. Nonostante gli anni che passano e il lavoro di sensibilizzazione svolto in tutta Italia, gli incidenti non accennano a diminuire. Anzi. Ci sono nuove ’mode’ molto pericolose che si stanno diffondendo, come per esempio guidare in diretta social o farsi un selfie al volante. Questi comportamenti vanno assolutamente combattuti perché rischiano di provocare stragi. Sarà il tema che affronteremo il 1 dicembre nel corso dell’evento organizzato dalla nostra onlus al Tuscany Hall".

Cosa si può fare ancora?

"Occorrono l’inasprimento delle pene e più agenti di polizia in strada perché le telecamere da sole non bastano. Credo poi che serva un cambiamento culturale: noi siamo i protagonisti della strada, sia i pedoni, sia i ciclisti e sia gli automobilisti, e dobbiamo avere ben chiaro che un attimo di distrazione può costare una vita".

Con la legge sull’omicidio stradale è stato fatto un passo in avanti. Cosa vi aspettate ora dal Governo?

"Ci stiamo battendo per l’obbligo di installare sui mezzi pesanti i sensori ma serve un’indicazione nazionale non può essere una decisione lasciata ai singoli comuni".

Come associazione state portando avanti anche una campagna di prevenzione

"Stiamo riprendendo gli incontri negli istituti superiori ma non basta. Non sono solo i giovani ad avere comportamenti scorretti ma anche gli adulti".