Francesco
Gurrieri
In realtà i capitelli sono due, simili per dimensione e disegno, uno di marmo, l’altro di pietra serena. Giacciono seminterrati nel prato della piazza, quasi dimenticati. Negletti. Certa tradizione orale li vorrebbe di paternità michelangiolesca, per la fornitura dei marmi (colonne, capitelli, trabeazioni varie, depositate negli orti di Boboli), ma non si va oltre la verbalità. Forse, l’occasione fu persa alcuni anni or sono, quando il bravo Gabriele Morolli aveva cominciato a interessarsi all’ipotesi di una simulazione al vero della Facciata di San Lorenzo, basandosi sui disegni e sul modello ligneo di Casa Buonarroti. Purtroppo Morolli ci lasciò prematuramente nel 2013 e con lui si spensero anche i ragionamenti sulle colonne. Da tempo, sul prato del piazzale Donatello, giacciono seminterrati e silenti. Due pezzi da manuale, perfettamente riscontrabili nelle tavole de ‘Gli Ordini di Architettura Civile’ di Jacopo Barozzi da Vignola (1507-1573). Sembra trattarsi di un capitello ‘composito (derivazione del ‘corinzio’). Né francamente ci porta a qualcosa l’altra tradizione verbale che li vuole ricondotti a quelli neoclassici, ordinati dal Baccani (1848) e messi in opera dal Martelli (1857) per la chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, perché quelle dieci colonne (e i relativi capitelli) sono al loro posto all’interno e in facciata. A domanda, ai presidenti e agli amici del Gruppo Donatello (con sede all’angolo con via degli Artisti), non si è cavato nulla! Eppure qualcuno deve averceli pur portati. Per certo, quello splendido capitello arrivò sul prato del piazzale solo dopo l’abbattimento delle mura per i lavori di Firenze capitale e la sistemazione delle aree esterne. Ma nulla si evince dalle Memorie del Poggi e dagli archivi comunali. Noi continuiamo a cercare, ma intanto il Comune se ne interessi: potrebbe pulirli e sollevarli da tanto umiliante interramento. E poi, chi avesse notizie, si faccia vivo!