REDAZIONE FIRENZE

Quando è il silenzio a farsi sentire. Una stanza per meditare e ritrovarsi

L’iniziativa presentata dalla rettrice e dai rappresentanti delle religioni

Quando è il silenzio a farsi sentire. Una stanza per meditare e ritrovarsi

Uno spazio dedicato al raccoglimento, alla preghiera, alla meditazione. È stata inaugurata ieri all’Università di Firenze, all’interno della biblioteca del campus di Novoli, la stanza del silenzio che, fortemente voluta dalla rettrice Alessandra Petrucci, prosegue lungo quella scia del dialogo interculturale avviato nei mesi scorsi tra i rappresentanti delle diverse confessioni e gli studenti dell’Ateneo. Al taglio del nastro sono intervenuti Izzedin Elzir, imam di Firenze, padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato al Monte, e Gad Piperno, rabbino capo di Firenze, oltre a Letizia Perini, consigliera città metropolitana, Gaia Moretti, in rappresentanza degli studenti dell’Ateneo, Melody Crea, rappresentante comunità Bahai, Anna Maria Shinnyo Marradi, abate del tempio Shinnyo di Firenze, Yahya Lahjab, membro dei giovani musulmani di Italia. Da ora in poi, dunque, tutti gli studenti che ne sentiranno la necessità potranno trovare uno spazio di raccoglimento. Come ha evidenziato la rettrice, "si tratta di un luogo laico, di uno spazio che offre protezione, di una stanza per il dialogo".

"Questa stanza, in un mondo improntato al rumore e alla solitudine del virtuale, invita ad ascoltarsi", ha aggiunto Petrucci. Nessuno studente, dunque, dovrà più rifugiarsi in un sottoscala per pregare, come avvenuto in passato. Era lo scorso febbraio quando venne ufficialmente avanzata questa richiesta durante un incontro nell’aula magna del rettorato. Ma l’idea iniziale, ha ricordato il rabbino Gad Piperno, "emerse durante un incontro organizzato da alcuni giovani musulmani al quale venni invitato. Emerse con forza il bisogno di questi ragazzi di avere un luogo come questo, uno spazio in cui persone di religioni differenti possano incontrarsi e vivere anche dei momenti di ‘sentire comune’, oserei dire di ‘complicità’, che è poi l’esatto opposto di quel che purtroppo stiamo vivendo in molte parti del mondo".

Felice l’imam: "Qui - ha detto, - si può pregare, ma non solo. Ci si può confrontare, nell’ambito di una laicità accogliente che non esclude nessuno, ma che valorizza le diversità". E padre Bernando: "Questo spazio è nato anche da quegli abbracci e da quelle parole non dette in occasione di quello straordinario momento di mobilitazione cittadina che è stato la salita a San Miniato, lo scorso ottobre, per dire tutti insieme no al terrorismo, no alla guerra e no a qualsiasi contrapposizione violenta".

Elettra Gullè