Preghiera di fine ramadan in carcere. Famiglie musulmane e cattoliche preparano i pasti per cento detenuti

Detenuti musulmani e cattolici celebrano insieme la fine del Ramadan nel carcere di Sollicciano, riflettendo sull'importanza di fermarsi e riordinare la propria vita.

Bisogna "legare" il cammello, cioè a dire la corsa della vita, e fermarsi, fare una sosta per capire dove si va davvero, ammesso che si sia scelta una destinazione. Non vivere alla giornata, il tempo è prezioso, è un dono, non va perso. Il ramadan, spiega Hamdan El Zeqri, imam nel carcere di Sollicciano, come il digiuno quaresimale dei cristiani, aiuta a liberarsi dagli istinti, soprattutto quelli per cui si prevaricano gli altri e che invece si prendono per "naturali". Nella palestra di Sollicciano, i detenuti musulmani che hanno partecipato venerdì alla preghiera e alla festa per la fine del ramadan, circa cento, sono stati invitati a non rinunciare alla speranza e a riordinare la vita accanto a tutti e con tutti. Presenti anche il cappellano don Gherardo Gambelli e rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio. Per i detenuti famiglie di musulmani e di cattolici hanno preparato i pasti per il pranzo offerto dopo la preghiera.

M.B.

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