
Lo studio del Meyer (foto di repertorio)
Firenze, 28 agosto 2025 – Un dato shock: aumentati di ben nove volte i ricoveri per pertosse tra bambini e adolescenti (sotto i 16 anni) nel 2024 rispetto al periodo 2016-2019.
Il dato emerge da uno studio dell'ospedale pediatrico Meyer di Firenze, pubblicato sulla rivista Eurosurveillance. La maggior parte degli adolescenti coinvolti nello studio aveva completato le vaccinazioni della prima infanzia, il che suggerisce che il principale fattore responsabile dell'aumento dei casi sia stato il calo dell'immunità piuttosto che il rifiuto del vaccino.
I risultati evidenziano quindi il ruolo fondamentale della somministrazione delle dosi il prima possibile per garantire un'ulteriore riduzione dei casi e dei ricoveri tra bambini e adolescenti. Sebbene i neonati (bambini di età inferiore a un anno) siano i più vulnerabili alla malattia grave, le tendenze recenti hanno indicato un cambiamento nel profilo di età dei casi. Dopo diversi anni di bassa incidenza dal 2016 al 2023, la Toscana ha registrato un forte aumento dei casi di pertosse nel 2024.
Lo studio di Francesco Nieddu si basa sui dati di tutti i ricoveri ospedalieri correlati alla pertosse dal 2016 al 2024. Tra gennaio e dicembre 2024, 259 bambini e adolescenti sono stati ricoverati in ospedale con pertosse confermata in laboratorio. Rispetto ai dati del periodo 2016-2019, nel 2024 si è registrato un aumento di nove volte dei ricoveri. Oltre la metà di questi casi ha riguardato adolescenti tra 10 e 16 anni, mentre i neonati hanno rappresentato solo il 7% dei casi, in contrasto con le epidemie precedenti, in cui i neonati rappresentavano la maggioranza dei ricoveri.
La Toscana ha uno dei tassi di vaccinazione contro la pertosse più alti d'Italia, con il 97,7% dei bambini di due anni e il 75,8% dei sedicenni completamente vaccinati. Tuttavia, lo studio ha evidenziato che molti pazienti avevano ricevuto le dosi nell'ultimo momento possibile all'interno del calendario raccomandato. Tra i neonati idonei alla vaccinazione, i ritardi medi per le prime tre dosi erano superiori a un mese. Per gli adolescenti, il divario tra l'idoneità al richiamo (raccomandato a partire dai 12 anni) e l'insorgenza della malattia spesso superava un anno.
"Il rispetto formale del calendario non è sufficiente”, osservano gli autori. “Una somministrazione tempestiva avrebbe potuto evitare molti ricoveri ospedalieri”, concludono gli esperti.