Pelletteria "Serve più attenzione alla filiera"

Franco Baccani, capo dell’Alta scuola di formazione: "Parlare di crisi è eccessivo ma le aziende artigiane faticano a tenere il passo"

Pelletteria "Serve più attenzione alla filiera"

Pelletteria "Serve più attenzione alla filiera"

"E’ inutile parlare di crisi della pelletteria, se non si presta attenzione alla filiera". Franco Baccani è alla guida di uno dei centri di formazione sul territorio, l’Alta scuola di pelletteria. Da tempo sostiene che sia opportuno spingere su un processo di valorizzazione della filiera, per fare sì che il territorio conservi quelle caratteristiche che l’hanno reso appetibile per la manifattura d’eccellenza.

Baccani come si esce da questa congiuntura così negativa?

"Aspetterei un po’ a chiamarla crisi, i numeri marcano un rallentamento forte dovuto a vari fattori. C’è preoccupazione, ma la parola crisi mi sembra eccessiva. Il vero problema è sulle aziende artigiane della filiera, che avendo difficoltà di accesso agli ammortizzatori sociali segnano il passo anche sui margini di produzione. Non c’è ricambio generazionale anche nei capitani d’impresa, siamo carenti nei processi di creatività".

A cosa è dovuto questo?

"Due fattori: il primo è l’internalizzazione delle attività produttive dei grandi marchi, secondo la ‘campagna’ acquisti che le griffe hanno fatto nel tessuto industriale del territorio, acquisendo le imprese più grandi".

Quali sono i vantaggi?

"Internalizzare aumenta la sicurezza del processo mettendolo al riparo dalla concorrenza, e azzera la corresponsabilità dal punto di vista dell’eticità della produzione".

Eppure gli indicatori economici ci dicono che per il distretto questo metodo non funziona. "Il processo deve essere cambiato, se vogliamo che la filiera sia sostenibile per i prossimi anni. Serve una riflessione profonda sulle politiche industriali che dobbiamo fare tutti insieme. Non si può demandare sempre alle multinazionali. Questo territorio deve restare attrattivo perché un giorno i band potrebbero delocalizzare".

Cosa serve?

"Intanto la formazione deve essere pubblica. Anche la regione non deve farsi scappare uno degli asset fondamentali della filiera, evitando di sostenere scuole e accademie interne alle multinazionali. La scuola dovrebbe essere un patrimonio del territorio. A Scandicci stiamo provando a mettere insieme le capacità di due strutture come Alta scuola e Mita. La politica si deve svegliare".

In che senso?

"Deve investire per la competitività con infrastrutture e scelte di campo. Scandicci è ancora la locomotiva del distretto fiorentino, ma come tutti i mezzi, anche la locomotiva per andare deve essere alimentata. Serve impegno, non possiamo demandare agli altri".

Fabrizio Morviducci