
L’assessore al diritto alla salute della Regione Toscana, Simone Bezzini
Una patata bollente. Allarma la decisione del Tar del Lazio di respingere i ricorsi presentati dalle aziende fornitrici contro il payback sui dispositivi medici. Le aziende produttrici sono già sul piede di guerra: annunciano che impugneranno la sentenza in appello al Consiglio di Stato.
Ma intanto si consolida la giurisprudenza. La legge incassa il secondo via libera: dopo quello della Corte costituzionale, è il turno del Tribunale amministrativo.
Il ricorso al Tar è relativo alla prima tranche di arretrati, per le sole annualità dal 2015 al 2018. Le imprese avrebbero dovuto restituire circa 2,1 miliardi di euro per ripianare una parte dei debiti accumulati dalla pubblica amministrazione per l’acquisto dei dispositivi medici. La cifra è poi stata ridotta al 48%, con il governo che ci ha messo del suo, stanziando un miliardo di euro, come spiega il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato.
Ma i debiti si stanno accumulando anno dopo anno: le Regioni hanno fornito al governo tutte le cifre relative alla spesa fino al 2023, cui si aggiungono le annualità 2024 e 2025 in corso.
"Il governo deve fare un’attestazione delle cifre complessive per rendersi conto a quanto ammonta il totale – spiega l’assessore toscano al Diritto alla salute, Simone Bezzini –. Siamo consapevoli dell’impatto che può avere sulle aziende produttrici, per questo il governo convochi tutti a un tavolo per definire quali sono i termini e per venirsi incontro".
In poche parole, c’è da prendere il toro per le corna, prima che ci si risvegli con un accumulo di miliardi di debiti da restituire, con il rischio che la Corte dei Conti possa bussare alla porta di qualche ministero.
In Toscana, il peso del payback oscilla sui 100 milioni di euro all’anno. "Il governo potrebbe metterci una parte, le Regioni potrebbero rinunciare a qualcosa e le imprese potrebbero rateizzare il dovuto: certo è che, a questo punto, la questione dev’essere presa di petto, presentando una norma condivisa che tuteli anche i bilanci sanitari delle Regioni", dice Bezzini.
Lo strumento del payback per i dispositivi medici è stato fin da subito contestato dalle imprese del settore, che hanno ritenuto inaccettabile dover essere loro a ripianare i debiti per l’acquisto dei dispositivi stessi. Detto questo, il payback esiste anche per le aziende farmaceutiche.
In Emilia-Romagna, Alleanza Verdi e Sinistra in Regione chiede che il governo cancelli il payback e sostenga l’onere aumentando il Fondo sanitario nazionale. Anche dal Movimento 5 Stelle, con Orfeo Mazzella, capogruppo in commissione Affari sociali del Senato, arriva la preoccupazione per le aziende, per l’occupazione e per la tenuta del sistema sanitario nazionale.
Ilaria Ulivelli