Patria e nazione: il peso delle parole nel convegno del Vieusseux

FIRENZE La parola patria, come ha ricordato Riccardo Nencini, fu «pronunciata per la prim...

Patria e nazione: il peso delle parole nel convegno del Vieusseux

Patria e nazione: il peso delle parole nel convegno del Vieusseux

La parola patria, come ha ricordato Riccardo Nencini, fu "pronunciata per la prima volta da Machiavelli nel 1527 proprio in Palazzo Vecchio. Immaginando che le tante piccole patrie dovessero convergere in un disegno politico di Italia. Fu Dante, poi, a tracciare i confini della nostra nazione, nel nono Canto dell’Inferno". E proprio in Palazzo Vecchio si tornerà a parlare di patria l’11 dicembre al convegno "Una Patria senza confini?" a cura del Gabinetto scientifico letterario Vieusseux. In mattinata (ore 10), dopo i saluti del sindaco Dario Nardella e del presidente del Viesseux, Riccardo Nencini, ci saranno gli interventi di Alessandro Campi, Massimo Livi Bacci, della direttrice di Qn (La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno) Agnese Pini, di Aldo Schiavone, Carlo Sorrentino e Maurizio Viroli. Conclusioni del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Nel pomeriggio, dopo il saluto di Michele Rossi, Fulvio Conti coordinerà il dibattito con Franco Cardini, Simona Colarizi, Marcello Fois, Alessandra Ghisleri, Fabrizio Ricciardelli e Sergio Risaliti. Al termine Sandro Lombardi leggerà brani di Leopardi, Manzoni, Pasolini. "Le parole nazione e patria sono cadute in disuso, soprattutto nella sinistra italiana, o hanno assunto il significato di nazionalismo e patriottismo risorgimentale. Va invece scoperta una loro dimensione contemporanea – spiega Nencini –. Proprio al Vieusseux tra il 1820 e 1830 ci fu dibattito su l’Italia e gli italiani, cui parteciparono i più grandi intellettuali del tempo. Per Vieusseux l’idea di patria si identificava con la Toscana Granducale che era stata il centro di grandi riforme: laicità dello stato, libertà religiosa, apertura al confronto, primo Stato al mondo ad abolire pena di morte e tortura. L’Italia, si pensava, avrebbe dovuto assumere come modello di riferimento quella Toscana laica, liberale, civile".

"Gli storici che abbiamo invitato – conclude Nencini – ci diranno se patria e nazione hanno ancora oggi un senso, secondo me sì, e come vanno declinate. Nel tempo che viviamo, di grande globalizzazione, c’è sempre più bisogno di difendere le proprie radici e le identità locali, ma il punto è come: non certo chiudendosi nei confini. Il tentativo del convegno è rilanciare la parola ‘glocal’, nel senso di difendere le proprie radici nella globalizzazione, portandole al confronto con le diversità culturali, religiose ed etniche dalle quali non possiamo assolutamente distogliere la nostra attenzione. Perché è solo nel confronto con chi è diverso che le società progrediscono".

Maurizio Costanzo