
Ora è ufficiale, assessori dimezzati Calamandrei firma la sua ’vendetta’
di Manuela Plastina
Il messo comunale ha bussato alla porta di Matteo Aramini e Sabrina Merenda solo ieri mattina presto. Ha consegnato loro il decreto firmato dal sindaco Alessio Calamandrei con la redistribuzione delle deleghe, in cui ha tolto loro quelle di maggiore peso politico: turismo, sviluppo economico, associazionismo e la carica di vice a Aramini, parte della scuola e lo sport a Merenda. Un decreto che il sindaco ha firmato alle 14 di mercoledì, ma che era già stato definito col Pd parecchi giorni fa e che era stato anticipato da “La Nazione“ martedì scorso, tanto che i due assessori hanno saputo dei tagli subiti prima dal nostro giornale e ieri dal messo comunale. Mai però dal sindaco Alessio Calamandrei che aveva loro affidato queste deleghe cinque anni fa e che ha, improvvisamente e a pochi mesi dal fine mandato, fatto questa epurazione, giustificandola non come giudizio sulle persone, ma come conseguenza del tradimento per aver, l’assessore Amarini, lasciato il Pd insieme alla Merenda, e aver poi creato una lista civica che correrà alle prossime amministrative proprio contro i Dem.
Subito dopo aver ricevuto lo stop ufficiale Aramini si è sfogato scrivendo una lunga e dura lettera indirizzata a Calamandrei e ai Dem, che contiene una serie di accuse sul modo in cui son state fatte determinate scelte. "Alla mia domanda sul perché, ho ricevuto parole ben precise che mi hanno fatto capire quanto sia stata giusta la scelta di allontanarmi da questa politica non volta alla comunità – scrive l’ormai ex vicesindaco –. Hanno deciso di diminuirmi, a detta loro, la visibilità, di "tagliarmi le ali" e di conseguenza levarmi quei settori che pensano mi sarebbero stati utili per le amministrative".
Nessun demansionamento per errori commessi o per lavorato male, "ma per essere uscito dal partito che mi aveva negato la possibilità di sostenere le mie idee all’interno di esso", tra cui la volontà di proseguire nella coalizione con Italia Viva.
"Io ho mantenuto le promesse fatte" ricorda Aramini, che cinque anni fa perse alle primarie proprio contro Calamandrei, ma è poi rimasto comunque sempre al suo fianco. "Neanche il coraggio e la correttezza di dirmelo di persona", lamenta. Poi tuona. "Non sapete cosa sia il rispetto. Il Pd ha deciso dittatorialmente, senza neppure consultare diversi propri iscritti, né gli attuali alleati di governo Cdc e Italia Viva".
L’amarezza maggiore è comunque riversata proprio nei confronti del sindaco dopo "cinque anni di condivisioni, incontri e fedeltà con e verso i cittadini". Aramini resterà comunque in giunta: "Porterò a termine il mandato nel rispetto del ruolo istituzionale ricoperto e dei cittadini", pur sentendo calpestati "il mio impegno, la trasparenza, la passione, il lavoro, la dignità". La sfida, ora, è davvero aperta.