Firenze, 19 febbraio 2024 – Con una mano porta la bici, nell’altra stringe il misbaha, una collana in grani da preghiera usata dai musulmani. Si ferma per qualche attimo di fronte al cantiere dove tre suoi connazionali hanno perso la vita. Trattiene le lacrime: da circa un mese ha scelto di diventare un operaio edile, dopo una carriera travagliata in balia di cooperative alberghiere che si sono presi gioco di lui. Mohamed ha 50 anni, da 25 ha lasciato il Marocco per venire a vivere in Italia. Ha una moglie e tre figli: una ragazza di 21 anni che studia medicina, due due maschi, uno di 16 e uno di 10.
«Lavoro per garantire un futuro diverso ai miei bambini – racconta l’uomo –, il cantiere è diventato la mia ultima spiaggia, tutto quello che guadagno, lo spendo per loro". L’uomo ha lavorato per anni in una ditta che si occupava di manutenzione negli alberghi. Gli erano stati promessi orari precisi, pagamenti puntuali, garanzie di una stabilità duratura. Promesse scritte nella sabbia che ogni fine anno venivano cancellate da ondate di incertezze e acrobazie fiscali.
«Ogni volta chiudevano e aprivano una nuova società – spiega Mohamed –, gli arretrati non mi venivano pagati, ma continuavo a lavorare per loro perché non avevo altra scelta. Poi ho detto basta". Adesso è stato assunto con contratto, lavora quarantacinque ore a settimana ed è in attesa del primo stipendio. "Non vi rendete conto cosa vuol dire essere uno straniero in questa città? – tuona l’uomo – Se chiedi un lavoro devi essere disposto a dei compromessi. Sanno che non hai alternative, giocano sulle tue debolezze, e tu non puoi che accettare, anche se è un’offerta davvero misera".
Tanti amici di Mohamed sono nella sua stessa condizione. Lottano per poco più di mille euro, ingoiando storture, ingiustizie e veleni. Con la testa sempre a casa, a chi li aspetta cucinando tutto il giorno, accudendo la prole, cercando di far tornare conti che non possono tornare, centellinando paghe che non bastano per vivere in una città cara come Firenze. "I miei sogni sono negli occhi dei figli – conclude –, in loro vedo ciò che non ho potuto fare io, vedo un futuro che per molti di noi non c’è mai stato. E prima di addormentarmi, sorrido".
P.M.